Ho letto “Trilogia dell’altipiano” di Mario Rigoni Stern

Il mio modo di commemorare il centenario della prima guerra mondiale è stato leggere la Trilogia dell’altipiano di Mario Rigoni Stern, un volume che raccoglie tre romanzi scritti in epoche diverse dallo scrittore di Asiago – 1978, 1985, 1995 – ma che compongono un unicum di quei luoghi tra la seconda metà dell’800 e gli anni del fascismo, mettendo al centro proprio la Grande Guerra e le sue conseguenze. Per di più in novembre, nei giorni di queste letture, sono andato per qualche giorno nel Vicentino soggiornando ad Asiago, dove non ero mai stato, e ho visitato il sacrario militare. Cadeva la prima neve della stagione e ciò rendeva ancora più suggestiva l’immersione nel libro di Rigoni Stern.
Storia di Tönle
è ambientata tra la fine dell’Ottocento e la Grande Guerra. Mario Rigoni Stern la scrisse come se la stesse raccontando all’amico giornalista Gigi Ghirotti, vicentino e alpino come lui, scomparso da pochi anni. Tönle Bintarn è un contadino che vive nell’Altopiano di Asiago aggiustandosi anche a fare il contrabbandiere. Di là portava scarpe con le brocche per gli uomini e capi di abbigliamento per le donne, di qua portava zucchero in pani, acquavita e tabacco in rotoli; e con un viaggio, se gli andava bene, riusciva a guadagnare quel tanto per comperare uno staio d’orzo o di farina da polenta, o una olla di formaggio salato o un paio di stoccafissi. Un giorno viene scoperto da un finanziere con il quale ha un diverbio, lo ferisce e fugge. Viene condannato a quattro anni e inizia una vita raminga e solitaria in giro per l’Europa. Raramente riesce a tornare di nascosto a casa, soprattutto d’inverno. Esercita molti mestieri poi trova lavoro come venditore di stampe. Gira la Baviera, l’Austria, arriva a Brno e poi fino ai Carpazi. Quando arriva l’indulto, la cui pratica ha seguito un amico avvocato, rientra a casa e riprende la sua vita di contadino e pastore. Attorno a lui il mondo sta cambiando e la Storia produce i suoi grandi eventi: così quello che in ottocento anni non era mai accaduto, avvenne. Discordie, liti, querele, fughe all’estero; e ne venivano coinvolti preti e professionisti, proletari e artigiani; e c’era chi faceva commercio dei voti e chi speculava sugli emigranti.
Per Tönle si tratta soltanto di combattere la sua solitaria battaglia per la sopravvivenza. Tra una fuga e un’emigrazione trova anche il modo di lasciare la moglie incinta. Veste la divisa per due eserciti diversi tanto che in Austria è considerato italiano e in patria un mezzo austriaco, tanto i signori, sia Italia sia Austria, sono sempre signori e per la povera gente, sia l’uno o sia un altro a comandare, non cambia niente. A lavorare toccava sempre a loro, a fare i soldati anche e a morire in guerra anche.
Quando scoppia la guerra Tönle è ormai ottantenne. E’ ancora in Austria dove viene trattenuto in campo di concentramento perché ritenuto una spia. Nel dicembre del 1917 gode di uno scambio di prigionieri effettuato dalla Croce Rossa ed è rimpatriato. A Milano per un disguido non incontra la figlia, così continua verso casa su un convoglio militare. Il paese non esiste più, …non c’erano più i prati: neve, sassi, reticolati, cadaveri di soldati erano tutti mischiati insieme.

Continuazione ideale di Storia di Tönle è il secondo volume della trilogia, L’anno della vittoria. E’ il 1919 quando Matteo e la sua famiglia tornano ad Asiago dopo lo sfollamento in pianura avvenuto tre anni prima. Tutto l’Altopiano è un cumulo di macerie, la zona è ancora totalmente sotto la giurisdizione militare e quindi non si può intraprendere alcuna ricostruzione né la rimozione delle macerie senza le dovute autorizzazioni. Ma la vita chiama, la natura riprende i suoi cicli, i rapporti sociali si ricompongono e il paese molto lentamente rinasce. La vittoria del titolo è appunto tutto questo, non quella celebrata il 4 novembre. Non erano ancora tanti quelli che ritornavano; il pensiero di dover abitare tra le macerie e senza un tetto sopra il capo faceva desistere i più deboli. E poi la procedura del risarcimento dei danni di guerra andava per le lunghe e non ancora era chiara perché autorità governative e militari avevano tra loro conflitti di competenza. Il romanzo segue le vicende di Matteo e della sua famiglia, continuamente alle prese con la ricerca di lavoro e risorse per ricostruire la casa. Si conclude proprio il 31 dicembre di quell’anno, con la nascita della sorellina di Matteo, il primo parto ad Asiago dopo la guerra.

Questa bellissima trilogia di Rigoni Stern si conclude con Le stagioni di Giacomo. E’ ancora la storia di una famiglia alle prese con la miseria, pesante lascito della Grande Guerra. Ci sono soltanto due modi per portare a casa il pane: i più fortunati riescono a lavorare nella ricostruzione, gli altri cercano di sopravvivere facendo i recuperanti, alla ricerca dei residuati bellici da rivendere ai grossisti di metalli per pochi centesimi. ...prima sparare per ammazzare gli uomini e ora andare alla ricerca delle bombe per poter mangiare. Giacomo fa un po’ tutti i mestieri, ma con suo padre diventa un esperto nel ‘lavoro’ di recuperante. Intanto gli anni passano, la ricostruzione termina (il romanzo dà conto anche dell’edificazione del monumentale Sacrario militare di Asiago, dove molti furono occupati e la paga buona…), la disoccupazione resta, tanti compaesani partono nuovamente a far la vita dell’emigrante. Ormai, da noi, chi non aveva un lavoro stabile doveva scegliere tra andare in Africa Orientale con le centurie di lavoratori o fare il recuperante.
Ecco, è arrivato il regime fascista, portatore di nuove tragedie. La storia di Giacomo, della sua famiglia e dei suoi amici, grande affresco di vita sull’altopiano tra le due guerre, si arresta nel dicembre del 1941, fronte russo.

Di Rigoni Stern, avevo il ricordo del racconto autobiografico Il sergente nella neve, lettura adolescenziale quando ero un fanatico lettore di libri sulla guerra. E poi la sua attività di intellettuale in difesa dell’ambiente. E della memoria. Andare ad Asiago sui luoghi di Rigoni Stern, anche solo per una manciata di giorni, e leggere la Trilogia è stata una esperienza che mi ha segnato.

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