Ho letto “Nevada Connection” di Don Winslow

Lasciate fuori un piatto di pollo fritto, e quando il negro ne sentirà l’odore sorriderà. Non sparate finché non vedete il bianco dei denti.
Sembra quasi uscito apposta, in un periodo in cui i rigurgiti nazisti – solo folkloristici o anche preoccupanti – in giro per il mondo si vanno moltiplicando. Eppure Don Winslow lo ha scritto nel 1993 e mancava ancora all’appello nella traduzione italiana come pure altre due avventure di Neal Carey. D’altra parte il prolifico scrittore di New York, che già ci ha regalato personaggi sia positivi che negativi come Frankie Machine, Frank Decker, Art Keller, Ben&Chon, è sempre stato attento ai fenomeni di criminalità che si palesano praticamente ovunque. Nevada Connection è la terza storia che ha per protagonista Neal Carey. Lo avevamo lasciato in Cina al termine di China Girl e lì è rimasto per tre anni chiuso in un monastero a meditare e ad apprendere pratiche che gli sarebbero servite in futuro.  A distogliere il ragazzo dalle sue attività orientali è l’arrivo del padre adottivo Joe Graham, che lo ha cresciuto fin da ragazzino e che ora vuole riportarlo negli Stati Uniti. Graham è anche il capo di Neal nell’organizzazione di cui entrambi fanno parte, gli “Amici di Famiglia”, che svolge attività per una banca che spesso si trova a dover risolvere situazioni difficili. Per Neal, ormai arrugginito come operativo, si tratta di svolgere un’ultima missione prima di riprendere gli studi.
Dobbiamo farlo tornare all’università, pensò Graham. Se ormai come detective è finito, avrà bisogno di un lavoro. E visto che non sa fare niente di utile, può anche fare il professore universitario, che alla fine è quello che voleva.
Neal Carey infatti è un cultore delle letterature, in particolare di Tobias Smollett, scrittore scozzese del Settecento sul quale ha in sospeso la tesi di dottorato: Tobias Smollett, il fuoriclasse del Diciottesimo secolo. Nel corso delle sue indagini, sia in China Girl che in Nevada Connection, molto spesso lo ritroviamo con in mano una copia delle avventure di Humphry Clinker e Roderick Random.
Questa volta l’incarico è piuttosto banale, ritrovare un bambino di due anni rapito dal padre in una separazione finita male. La donna è un’attrice facoltosa, l’ex marito un cowboy hollywoodiano finito in disgrazia con il declinare delle produzioni western. L’uomo si è poi avvicinato ad una fantomatica “Chiesa della Vera Identità Cristiana”, fondata dal reverendo C. Wesley Carter. Neal deve seguirlo nei suoi spostamenti e riportare il bambino alla mamma.
Il lavoro si preannunciava semplice. Neal doveva trovare McCall, chiacchierare di argomenti legati alla Vera identità cristiana e farselo amico. Farsi invitare a casa sua, poi condurlo tra le braccia, per così dire, di Ed Levine e Joe Graham. Quello che in gergo si chiama un ‘bag job’.
Come è ovvio le cose non sono così semplici e Neal deve arrivare fino ad Austin, non la città del Texas, ma un villaggio del Nevada di soli duecento abitanti, circondato da praterie e allevamenti di bestiame, antica zona degli indiani Shoshone nota come Terre Alte Solitarie. Lì è finito Mc Call, lì è tenuto nascosto il bambino. Il più importante allevatore della zona, Bob Hansen, è un fervente seguace del reverendo Carter e insieme stanno preparando la guerra allo Zog… era l’acronimo di “Zionist Occupation Government”, il nome attribuito dai fanatici della supremazia bianca al governo federale di Washington, manipolato dagli ebrei per la soppressione del vero popolo eletto.
Neal Carey non ha una vita propria. E’ costantemente sotto copertura e deve averne un altro paio sempre pronte nel caso la prima venga scoperta. Questo gli impedisce di crearsi legami affettivi duraturi. Ad Austin per poter penetrare a fondo nei vari cerchi concentrici in cui è articolata l’organizzazione deve fingersi pure lui razzista della peggior specie. Solo che le coperture buone possono durare pochi giorni o poche settimane e Neal è nelle Terre Alte Solitarie da troppo tempo.
Lavorare sotto copertura è così, Karen. Cominci nascondendo chi sei, e lo nascondi, e lo nascondi e diventi qualcun altro, e poi quando rivuoi la tua identità non riesci a trovarla.
Fenomenale Don Winslow! Quando prendi in mano un suo libro non esiste più altro. Salti pranzo e cena, non dormi, devi arrivare in fondo.

Ecco le mie varie letture di Winslow:
L’ora dei gentiluomini
China Girl
Il cartello
Missing – New York
Morte e vita di Bobby Z
I re del mondo
Le belve
Il potere del cane
Satori
L’inverno di Frankie Machine
La pattuglia dell’alba

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