Ho letto “La notte della rabbia” di Roberto Riccardi

Non mi ero ancora imbattuto nei libri di Roberto Riccardi, ufficiale dei Carabinieri, giornalista che dirige l’ufficio stampa del Comando generale, nonché scrittore con vari volumi pubblicati che hanno anche ottenuto diversi premi. E’ un substrato professionale il suo che facilita la scrittura di storie che gravitano all’interno del mondo della malavita e del terrorismo, ma ha anche una predilezione per i temi della Shoah.
Per chi ha letto Il segreto di Antonio Ferrari, che ha romanzato la vicenda del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro, scorrere La notte della rabbia non rappresenterà niente di nuovo. Ci troverà le stesse atmosfere cupe degli anni Settanta. Mi ha stupito però trovarci riferimenti e personaggi del nazismo e della lotta partigiana. Ma a ben riflettere, il 1974, anno in cui si svolge la storia, era assai più vicino alla seconda guerra mondiale di quanto non lo sia ai giorni nostri. E’ plausibile quindi che in quel clima concitato si muovessero ancora personaggi oscuri e inafferrabili come ex aguzzini di Auschwitz, divenuti poi agenti internazionali doppiogiochisti, della Stasi ad esempio.
A Roma nel 1974 i terroristi della Sap hanno rapito il professor Claudio Marcelli, stimato consulente del governo per le politiche economiche e del lavoro, nonché in procinto di diventare ministro egli stesso. A tirare le fila delle indagini è il colonnello dell’Arma Leone Ascoli insieme al giudice Tramontano. Ascoli dirige il reparto antieversione e ha una certa libertà di manovra ma ogni tanto si deve scontrare con altri settori dell’apparato, sempre pronti ad addossarsi i meriti e a ripartire gli insuccessi sugli altri.
Finalmente il sottosegretario si era sbilanciato in una promessa concreta, se tutto fosse andato secondo i suoi piani la poltrona a cui aspirava sarebbe stata sua.
Il racconto si snoda alternando ciò che avviene nel covo dei terroristi con il difficile compito degli investigatori per localizzarlo e liberare il professore. Ma in quegli anni di piombo l’Italia era teatro, come sappiamo, non solo di scontri politici ma soprattutto di trame internazionali di spionaggio, con i due blocchi in cui era diviso il mondo che si davano battaglia su ogni terreno per arrivare infine a un assestamento. Calza perfettamente quindi la presenza a Roma dell’inquietante ex-SS che tesse le sue trame non si sa per conto di chi.
Narrazione intensa e come ho detto storia assai plausibile. L’Arma dei Carabinieri ovviamente ne esce bene, purtroppo con il consueto tributo di sangue. Riccardi eccede un po’ nei flashback sui lager, ma anche quegli eventi sono funzionali alla storia personale del colonnello Leone Ascoli.
Esaminò a freddo la situazione. Il luogo era isolato, l’epilogo si sarebbe risolto fra lui e il suo nemico. Era la resa dei conti, ma stavolta il tenente Brandauer non aveva altre SS a copririgli le spalle.

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