Ho letto “L’uomo che inseguiva la sua ombra” di David Lagercrantz

Quanto siamo lontani dalla trilogia di Stieg Larsson! David Lagercrantz continua con Millennium 5 dopo aver scritto la quarta parte della saga, Quello che non uccide. Credo che insista perché queste opere sono destinate a diventare comunque best-seller in quanto i fans di Lisbeth Salander e di Kalle Blomqvist sono tuttora molti. E poi agli eredi di Larsson, deceduto nel 2004, farà piacere continuare a ricevere ancora qualche soldino.
I personaggi sono sempre gli stessi, tuttavia la storia non si aggancia per nulla al romanzo precedente, se non per il fatto che inizialmente troviamo Lisbeth in carcere per un residuo di pena dovuto alla vicenda di Millennium 4. Nel penitenziario di Flodberga imperversa una certa Benito con soprusi sulle altre detenute che Lisbeth non vuole lasciare passare. Mikael Blomkvist dal canto suo è sempre impegnato nella ricerca di qualche scoop che possa far lievitare le vendite della rivista Millennium che dirige insieme a Erika Berger. Lo spunto gli viene dato da una oscura vicenda che emerge dal passato e riguarda una fondazione che si occupa di dare un futuro a gemelli monovulari che non possono essere cresciuti nella propria famiglia. Anche Lisbeth e la sua gemella Camilla sono stati tra questi. In realtà la rispettabile organizzazione vuole studiare il comportamento dei gemelli nel corso degli anni dopo che sono stati divisi e affidati a famiglie estremamente diverse per estrazione sociale, politica o religiosa. Gemelli poi destinati a incontrarsi e a conoscersi da adulti con conseguenze spesso drammatiche. E’ il caso di Leo e Dan, i protagonisti di questa storia che porterà alla luce e sulle pagine della rivista tutto il marcio della fondazione. Così quando la ragazza esce dal carcere il binomio vincente Mikael-Lisbeth si ricompone, questa volta potendo contare anche sull’aiuto della polizia che non vede più la coppia come intralcio alle indagini che sta seguendo.
Forse perché criticato di non aver fatto emergere temi sociali e attuali nel libro precedente, Lagercrantz questa volta inserisce il tema dell’islam ultraortodosso attraverso una famiglia bengalese di Dacca in cui tre fratelli “schiavizzano” l’unica sorella, peraltro divenuta amica di Lisbeth.
Insomma il romanzo non convince, c’è poco hackeraggio, poca Lisbeth (cosa c’è ancora da scoprire del suo passato?) e poco Millennium, se vogliamo anche poca Svezia che era la cifra distintiva di Stieg Larsson. L’unica originalità sta nella lettura che Lisbeth Salander fa dell’antica leggenda di San Giorgio e il drago. Come sappiamo la ragazza si è fatta tatuare un grosso drago sul corpo, una sorta di amuleto per difendersi dalle avversità. Dice Lisbeth a proposito del monumento in una chiesa: Non l’avevo mai considerato un monumento a un’impresa eroica ma l’immagine di una terribile aggressione a un drago. Dunque Lisbeth vede il drago come vittima e non come mostro e il fuoco che esprime è lo stesso fuoco che brucia dentro tutti quelli che vengono calpestati. Lo stesso fuoco che può incenerirci, annientarci, ma che a volte può trasformarsi in qualcosa di completamente diverso: un’energia che ci rende capaci di reagire… Nonostante una lancia conficcata nel corpo.
Spero di non dover leggere un Millennium 6, ma temo che sarà inevitabile.

La trilogia di Millennium
La regina dei castelli di carta
La ragazza che giocava con il fuoco
Uomini che odiano le donne (il film)

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*