Ho letto “Il borgomastro di Furnes” di Georges Simenon

Era giorno di mercato. N0n faceva ancora caldo ma si sentivano gli zoccoli dei cavalli sulla piazza, qualche canto di gallo, ogni tanto un lungo muggito, e il ritmo della città era diverso dal solito, come pure il suo odore.
La cittadina è Furnes (Veurne in fiammingo) nelle Fiandre Occidentali, quasi al confine con la Francia. Il borgomastro  è Joris Terlinck, un tipaccio, anzi un vero pezzo di m. Tratta Furnes e i suoi abitanti come cose di sua proprietà. Ha una fabbrica di sigari e se ne accende uno in continuazione. L’ha ereditata da una vedova dopo averla circuita. E’ sposato con una pia donna, silenziosa e devota, mai stata bella e ora malata, ma che apparteneva a una delle famiglie più ricche e rispettabili delle Fiandre. Terlinck invece è nato povero, ha ancora la mamma che vive in una casupola sulla costa e naturalmente detesta il figlio. Con la moglie Thèrèsa ha avuto un’unica figlia, Emilia, che ora ha trent’anni, è malata di mente ed è sempre stata segregata in terribili condizioni nella mansarda della loro grande casa affacciata sulla piazza principale di Furnes. Solo il padre riesce ad avvicinarla e le porta cibo tre volte al giorno, cercando di evitare le sue aggressioni. La città mormora. Ci sarebbe anche un figliastro, ora fa il militare, che il borgomastro ha avuto dalla domestica Maria che da sempre vive in quella casa. …se un giorno Albert si fosse dimostrato degno di lui…  Ma il ragazzo non seguiva le sue orme. Era stato un cattivo scolaro, poi un cattivo apprendista e, come ultima risorsa, si era arruolato per tre anni. Sarebbe stato un cattivo soldato.
Il borgomastro non è solo uno Scrooge in salsa fiamminga, è un vero porco, come si vedrà nel corso del romanzo, ed è uno che usa il potere a modo suo. Gustosi sono i siparietti che si svolgono in consiglio comunale o nel suo ufficio in municipio dove tratta malissimo i suoi sottoposti e i pochi visitatori che osano avvicinarlo.
…finché amministrerò io la città di Furnes, la amministrerò a modo mio… Non credo nelle sovvenzioni… Non credo nelle persone che hanno bisogno di essere aiutate... Nonostante ciò frequenta regolarmente il caffè sulla piazza dove beve birra e gioca a dama, va in chiesa ed è tra i notabili che si riuniscono periodicamente al Circolo Cattolico. Molto temuto ma non proprio rispettato, tutti gli si rivolgono chiamandolo Baas, che in fiammingo significa padrone. Terlinck non aiuta nessuno: Soltanto a se stesso doveva qualcosa, perché mai nessuno lo aveva aiutato, e nessuno gli aveva regalato niente, neanche una piccola gioia. Non aiuta neppure un suo giovane dipendente nella fabbrica di sigari che va a chiedergli un piccolo prestito per aiutare ad abortire la fidanzatina che tra l’altro è la figlia del suo predecessore sullo scranno di borgomastro nonché suo più acerrimo avversario politico. E’ l’incidente che fa sgretolare il castello di prepotenza e arroganza con il quale Joris Terlinck ha dominato Furnes sia come sindaco che come ricco imprenditore. Nella sua vita ci sarà pure un barlume di luce, ma quando si volterà indietro vedrà solo un cumulo di macerie.
Georges Simenon scrisse di getto questo notevolissimo romanzo dalle atmosfere cupe nel dicembre del 1938 mentre si trovava a Nieul-sur-Mer (Charente-Maritime), poi pubblicato da Gallimard nel 1939.
La giornata era così grigia, il cielo così basso che sembrava ci fosse una tenda tirata davanti alle finestre. In piazza c’era mercato. Si vedevano degli ombrelli, e le tettoie sgocciolavano.

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