Ho letto “Una pistola come la tua” di Enrico Pandiani

L’altro, un negro di un metro e mezzo, mi ha visto e, tanto per non starsene lì con le mani in mano, ha ricominciato a sparare. Mi sono riparato e la vetrina del cioccolataio dall’altra parte delle strada ha fatto i piccoli.
Ho letto questo libro non in ordine cronologico perché è l’unico che avevo saltato della saga di Mordenti e compagni. Nell’edizione che ho davanti è presente il prequel di tutta la serie, così ho appreso come è nato il nucleo denominato les Italiens all’interno della famosa brigata Crim. Ora, con questo fondamentale tassello, tutto è chiaro. Anche perché Una pistola come la tua contiene la storia dell’incontro tra Pierre e Tristane che dal romanzo successivo diventerà la sua compagna. Ciò che mi piace di Pandiani è che gioca. Gioca con le citazioni: cinema (questa volta Rafelson, Wenders, 007…), letteratura (Proust…), musica (una sfilza di titoli con cui ho aggiornato la mia playlist ‘Mordenti’ su Spotify…). Se lo segui in questo giochino rischi di perderti. Poi ti sorprende raccontando che Mordenti ‘scorge’ Adamsberg, il commissario del XIII arrondissement di Parigi, e sobbalzi. Che cos’è? Una carineria nei confronti di Fred Vargas? Ma non basta, a un delinquente dà il cognome di uno scrittore spagnolo come Muñoz Molina e a un pappone il nome di Roger Bambuck. Bambuck, francese della Guadalupa, è stato uno dei miei idoli di sedicenne, temporaneamente co-primatista europeo dei 100 metri insieme a Armin Hary con 10″0. Poi vent’anni dopo è stato ministro dello sport e della gioventù con Michel Rocard.
Quel poco di cervello avuto in dono da madre natura era sparso sui gradini.
Poi ci sarebbero la scrittura suggestiva e la trama incalzante che fanno del coso lì, lo scrittore, uno dei miei preferiti tra gli italiani (insieme a pochissimi altri) che leggo abitualmente. Pierre Mordenti, con i suoi fedelissimi Leila Santoni, Michel Coccioni, Alain Servandoni (quello che accende i fiammiferi sfregandoli sulla capote delle auto, ma non la sua), Constance Metzger, Aurélien Rogliatti, si trova a indagare su un omicidio tanto macabro quanto eccellente, quello di madame Saint-Nectaire, amica di vecchia data di Le Normand il capo di tutti loro, nonché proprietaria di un’impresa di costruzioni.
Ero circondato da stucchi, dorature, soffitti affrescati e masturbazioni architettoniche di ogni tipo.
La donna è anche cognata di Balthazar Rogeret, industriale senza scrupoli in procinto di candidarsi per l’estrema destra alle presidenziali francesi. Nel contempo Le Normand incarica Mordenti di ritrovare e proteggere Tristane, figlia di Rogeret, e il piccolo Benjamin. La ricerca porta les Italiens in giro per la Francia, con il solito tripudio di armi per affrontare frotte di delinquenti ben organizzati e qualche personaggio che fa il doppio o triplo gioco. Mordenti, che racconta come di consueto in prima persona, questa volta è più introspettivo, toccato com’è nei sentimenti.
Ci sono mattine che non decollano. Ci puoi mettere tutta l’energia che vuoi, ti puoi impegnare, essere ottimista, puoi anche provare a sorridere, ma non c’è nulla da fare. La tua mattina se ne sta lì, grigia, umida, molle, come un paio di mutande vecchie.
Alla prossima Pierre Mordenti!

Les Italiens
Troppo piombo
Lezioni di tenebra
Pessime scuse per un massacro 

Un giorno di festa

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