Ho letto “Disperazione” di Vladimir Nabokov

La speculazione filosofica l’hanno inventata i ricchi. Abbasso la speculazione.
Disperazione, ma si potrebbe intitolare anche ‘La disfatta di Hermann’, vittima del suo stesso inganno. Era convinto di aver escogitato un piano capolavoro, tanto è vero che il capitale che l’assicurazione avrebbe erogato alla moglie lo considerava come ‘diritti d’autore’. L’idea era semplice quanto ingegnosa: trovare un sosia, possibilmente un barbone che nessuno avrebbe rimpianto, farlo trovare morto con indosso i suoi abiti, ucciso da ignoti, ed eclissarsi all’estero. La moglie Lydia avrebbe riscosso l’assicurazione e lo avrebbe raggiunto.
Effettivamente Hermann, un russo trapiantato a Berlino dove ha una piccola fabbrica di cioccolato ormai in dissesto, incontra il suo doppelgänger su una collina di Praga.
E così, al culmine del mio benessere fisico, ben vestito e con l’aspetto di un giovanotto, vagabondavo per la campagna suddetta; e l’ispirazione segreta non mi ingannò. Trovai proprio quello che ero andato inconsapevolmente cercando. Lasciatemelo ripetere: incredibile!
Ci vuole nulla per convincere il clochard Felix ad accettare lo scambio, è sufficiente il balenare di qualche banconota e una giocosa proposta di lavoro. La fisionomia gli sembra identica alla sua. “Un uomo ricco non assomiglia mai a uno povero, ma forse lei ne capisce più di me”. Siamo nel 1930. Hermann è fuggito dal comunismo e da un mondo mirabilmente equo di robusti individui tutti uguali, larghi di spalle e microcefali, mentre di qua già incalza il nazionalsocialismo.
Il piano va secondo quanto previsto. Hermann, che ora ha assunto l’identità di Felix, si rifugia in un villaggio del Roussillon. Per giorni sfoglia con ansia i giornali tedeschi finché non compare la notizia dell’omicidio. La polizia non si è lasciata ingannare dall’identità del morto, segno che la somiglianza tra i due non era così forte. Il problema è che Hermann ha trascurato un piccolo particolare che è servito a risalire al nome di Felix. Ora la sua nuova identità è bruciata e non resta che attendere l’arrivo della polizia. Intanto ha messo tutto nero su bianco ed è il libro che stiamo leggendo. Questa sì, è la sua opera d’arte.
Gogol’, Kafka, Dostoevskij, Wilde, Stevenson, Pirandello occhieggiano da ogni pagina di questo divertente romanzo. Del resto il ‘doppio’ è uno dei temi preferiti in letteratura. Una dozzina d’anni fa Guido Davico Bonino raccolse in un volume 24 gustosi racconti di altrettanti famosi autori. E’ superfluo scomodare filosofia, religione, psicologia o sforare nel paranormale: in ognuno di noi c’è il segreto desiderio/timore di incontrare un’esatta replica di se stesso. Proprio come accaduto a Hermann.
Il fatto che due persone si somiglino come due gocce d’acqua è già un delitto di per sé?
Nabokov scrisse in russo a Berlino e pubblicò da émigré a Parigi nel 1934. Poi egli stesso tradusse Disperazione in inglese nel 1936. La stesura che leggiamo è ancora opera sua, rivista e integrata nel 1965.

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