Ho letto “Il bene sia con voi!” di Vasilij Grossman

Le relazioni fra persone di nazionalità diverse arricchiscono la convivenza umana rendendola più pittoresca. E la condizione necessaria per tanta ricchezza, la prima in ordine di importanza, quella principale, è la libertà.
Nel 1961 Vasilij Grossman (1905-1964), dopo che il KGB gli aveva appena sequestrato il suo romanzo epico Vita e destino sulla guerra contro il nazismo, intraprende un viaggio in Armenia dove è atteso per tradurre in russo l’opera di uno scrittore locale, tal Martirosjan. Sul soggiorno a Erevan e dintorni Grossman scrive degli appunti di viaggio che compongono un racconto di cento pagine che dà il titolo a questo volume. Non sono solo osservazioni sui luoghi e sulle persone che incontra ma getta anche uno sguardo sul mondo in generale.  Ironico e disilluso, Grossman riflette sulle esperienze di una vita che ormai si approssima alla conclusione, tanto che Il bene sia con voi! si può considerare una sorta di testamento.
Prime impressioni dell’Armenia – la mattina, in treno. Pietra grigioverdastra che non svetta verso l’alto – rupe o montagna -, ma si estende in larghezza, terreno piatto, campo di pietre; la montagna è morta, il suo scheletro si è sfasciato sul terreno.
Grossman osserva cose e persone: molti armeni hanno i capelli chiari, gli occhi grigi o azzurri, segno evidente della mescolanza tra i popoli, delle notti che per millenni i vincitori hanno trascorso nelle case dei vinti, …il racconto della passione di soldati ubriachi eccitati dalla vittoria, della tenerezza infinita di un Romeo forestiero per una Giulietta armena. Lo scrittore riflette sulle etnìe, sulle migrazioni e sull’idea di superiorità del carattere nazionale che i popoli – in questo caso i russi – devono necessariamente abbandonare per riuscire a dimostrare la propria dignità e grandezza. Una pia illusione questa, come i cinquant’anni successivi hanno ampiamente dimostrato.
Non mi sono mai inchinato di fronte a nulla e nessuno. Ma non posso che inchinarmi di fronte ai contadini armeni che durante una festa di nozze hanno voluto parlare del supplizio degli ebrei nell’èra di Hitler e del nazismo, dei lager in cui i nazisti uccidevano donne e bambini.
Nella narrazione non mancano i momenti divertenti, come quelli capitati appena arrivato a Erevan e alla fine del soggiorno, proprio durante la partecipazione a quel matrimonio tra giovani contadini a cui è stato invitato. In entrambi i casi lo scrittore ha un bisogno impellente dovuto a una libagione sopra le righe e cerca disperatamente un luogo appartato dove accucciarsi senza dare nell’occhio.
Gli altri otto racconti presenti in questo libro sono alquanto eterogenei e sono stati scritti tra il 1943 e il 1963. Il vecchio maestro è ambientato nel periodo bellico tra gli ebrei nell’Ucraina occupata dai nazisti. Un altro racconto, La Madonna Sistina, è una riflessione di fronte al quadro di Raffaello che era stato trafugato nel 1945 dai sovietici e poi restituito alla città di Dresda dieci anni dopo. Il volto della giovane madre con il bimbo in grembo evoca a Grossman un’immagine analoga nell’inferno di Treblinka: La Madonna è entrata a piedi nudi, a passo lieve, nella camera a gas, stringendo il figlio tra le braccia...
Altri racconti descrivono la vita in Russia ai tempi dello stalinismo, una dura lotta per la sopravvivenza tra egoismo, corruzione, timore delle repressioni. Dove il cimitero è la metafora della società: Negli anni in cui la vita era diventata stalinianamente “migliore, più allegra”, gli scavafosse svilupparono un forte interesse per i gioielli, i denti e i vestiti dei defunti. Il racconto è Riposo eterno, ma sembra di leggere una pagina di cronaca torinese di questi giorni.
Tenero e divertente è invece La strada, in cui la mostruosità della guerra è raccontata attraverso le vicissitudini del mulo Giu, in servizio a un reggimento d’artiglieria italiano. Prima in Sicilia e poi in Abissinia, era sopravvissuto alla disfatta dei suoi nella fredda steppa russa. Cambiato padrone – nazismo o comunismo gli era indifferente – Giu era stato attaccato a un carro in coppia con la cavalla Vologda: “Quell’asino di un mulo ci ha messo poco a farsi piacere la Russia!” rise un mulattiere.
Tutte le opere di Vasilij Grossman sono pubblicate da Adelphi.

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