Ho visto “Tre uomini e una pecora”

Ogni tanto ci vuole. Un sano film di pura evasione firmato da Stephan Elliott che, dopo l’esordio con “Priscilla la regina del deserto” quasi vent’anni fa, è diventato un raffinato confezionatore di commedie stile british. E’ ambientato in Australia, dove tre giovani londinesi si recano per salutare l’amico David che va in sposo a Mia, pulzella di una ricca e antica famiglia, nonché figlia di un senatore che non vede l’ora di lasciarle il posto in parlamento (anche in Australia accadono certe cose, mica solo in Padania…..). E il matrimonio è organizzato proprio in funzione di ciò, con politici e ospiti vip. Nelle intenzioni del padre il momento clou dovrebbe essere la presentazione di una pecora, per la precisione un grosso ariete merino di nome Ramsy, orgoglio della produzione laniera della casa. Ma le cose non vanno lisce: fin dal loro arrivo i tre amici – degli autentici dementi – combinano guai a ripetizione, a cominciare dall’addio al celibato di David, la sera prima del matrimonio. E’ naturalmente la pecora a essere presa di mira per i loro scherzi trasgressivi.
Per i primi venti minuti della proiezione mi sono chiesto dove mai fossi capitato e che scelta avessi fatto. Poi ho riso fino alle lacrime, soprattutto quando è di scena Ramsy. Niente di trascendentale, ma il film ha tutte le cose al posto giusto: comicità grassoccia ma volgarità a schiuma frenata, alcune belle facce da schiaffi (Kris Marshall, Kevin Bishop), splendide vedute delle Blue Mountains, coca e cacca a volontà. E poi c’è la sorpresa Olivia Newton-John. Tornata al cinema dopo molti anni, interpretata l’arrapata madre della sposa. Ma quanto tempo è passato da “Grease” e “Xanadu”? Più di trent’anni. Avevo i suoi dischi, qualcuno ricorda “Magic”? Come siamo invecchiati. Lei però è sempre affascinante, anzi forse col tempo ci ha guadagnato.

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