Ho visto “Ready Player One” di Steven Spielberg

Non ho mai preso in mano la console di una playstation (è che proprio non mi piace giocare!), detesto la realtà virtuale ed e-scappo lontano dalle proposte di escapismo. Tutto ciò invece è contenuto nel nuovo film di Spielberg che comunque sono andato a vedere, se non altro per la firma dell’autore, e per quel poco che ne ho capito sono rimasto affascinato. Tanto che mi sento di consigliarlo a figli e nipoti dei miei amici.
A Columbus, Ohio, nel 2045 la vita è veramente tremenda per la popolazione, ridotta in miseria come tutta l’umanità. La gente vive in città decadenti formate da container accatastati l’uno sull’altro. L’unica fuga dalla miseria è rappresentata dall’immersione in una realtà virtuale, rappresentata da Oasis, un gioco in cui ognuno può essere, fare, diventare ciò che vuole. Tutti passano il tempo con indosso un visore, rinchiusi nei loro avatar e si muovono come forsennati interdipendenti in strada o in casa.  Chi ha inventato tutto questo è un geniale creatore di giochi, James Halliday, divenuto multimiliardario. Morendo ha lasciato un ultimo gioco, la ricerca di un contenuto nascosto, un ‘easter egg’, come l’uovo nascosto in giardino della tradizione pasquale di alcuni paesi. L’uovo si trova da qualche parte in questo universo virtuale ma per arrivarci occorre risolvere e vincere tre sfide, ognuna delle quali darà diritto a ricevere una chiave. Chi arriverà all’uovo otterrà in eredità da Halliday la gestione miliardaria di Oasis.
Come nella miglior tradizione cinematografica di fantascienza il protagonista della ricerca è un giovane, Wade Watts, con un gruppo di amici, a cui si contrappone la multinazionale IOI, diretta dal cattivone di turno, Nolan Sorrento (i nomi italiani per i furfanti nel cinema americano piacciono sempre), che si avvale di un organizzatissimo esercito.
Sono due ore di folle immersione in un rutilante videogioco. Spielberg propone un mondo che finirà con l’essere verosimile, la strada è già segnata, ma ci ricorda che nulla è meglio della realtà, perché solo la realtà è… reale. Il buon cinema riscrive sempre se stesso e così Ready Player One è infarcito di citazioni cinematografiche, la più eclatante delle quali è Shining a cui Spielberg insiste a rifare il verso. Divertitevi a scoprire le altre. Per l’ottanta per cento del film i personaggi sono virtuali e per il restante si evidenzia la freschezza dei giovanti attori Tye Sheridan e Olivia Cooke, due nativi digitali. Prorompenti le musiche di Alan Silvestri, un’incastellatura da film epico sulla quale appoggiano brani pop degli anni Ottanta. L’incipit è addirittura Jump dei Van Halen, ma ci sono anche altre chicche come Wanna Be Your Lover di Prince, poi Tears for Fears, Temptations, Blondie, Bruce Springsteen, Earth, Wind & Fire, Hall & Oates e l’immancabile Stayin’ Alive dei Bee Gees. Un po’ come essere a casa, per chi arriva da lì. Come noi, come Steven Spielberg.

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