Ho letto “Il puzzle Moro” di Giovanni Fasanella

Sulla drammatica vicenda di Aldo Moro si sono scritte tonnellate di libri. Forse perché non si è mai conclusa e neppure oggi lo è, nonostante nuove carte siano venute alla luce e l’ultima commissione Moro abbia lavorato bene. Mi piacerebbe poter dire che il libro di Giovanni Fasanella mette una parola definitiva su tutto quanto, ma non è così. Semmai è un punto a cui ancorarsi saldamente per cercare di scoprire ancora. Come scrive Fasanella, troppi documenti sono ancora secretati, a Roma come a Londra. Cosa si aspetta a farli conoscere? Che tutti, ma proprio tutti, protagonisti e testimoni, siano morti? Forse non è neppure questione di persone, ma di istituzioni e queste lungo tutto l’arco dell’attenta ricostruzione storica dell’autore non fanno proprio una bella figura, a cominciare da quelle inglesi e americane nei cui documenti Fasanella è andato a spulciare. Premetto che Il puzzle Moro mi ha toccato, come tutto ciò che ha riguardato Moro in questi quarant’anni. Non ho mai metabolizzato la sua morte e la vicenda di quei 55 giorni mi è rimasta dentro come un malessere, quasi come se ne avessi colpa, come individuo, come italiano, come democratico. La verità assoluta è ancora distante e forse non arriverà mai, anche se oggi, nei giorni della ricorrenza, spuntano numerosi quelli che sanno tutto, che hanno la verità in tasca.
Dopo aver apprezzato molto Il segreto di Antonio Ferrari che, seppur romanzato, fornisce un’idea di cosa può esserci stato dietro l’assassinio di Aldo Moro, ho divorato il lavoro di Giovanni Fasanella, uno che da quarant’anni scrive, indaga, approfondisce con accuratezza tutte le tematiche legate agli anni di piombo. Giustamente i suoi scritti precedenti sono richiamati e citati in continuazione come fonte da cui attingere.
Il puzzle Moro parte da lontano, dal trattato di pace del 1947 e dalla spartizione del Vecchio Continente tra due blocchi, da cui l’Italietta è uscita quanto meno intorpidita, sottoposta com’era a condizioni umilianti. Un’epoca in cui agivano personaggi ambigui come Vittorio Vidali (il comandante Carlos), Junio Valerio Borghese, Edgardo Sogno, De Lorenzo, lo stesso Giangiacomo Feltrinelli… E poi le intelligence di Gran Bretagna e Stati Uniti, ma anche di Parigi e Mosca, sempre all’opera. Lo spauracchio di un governo con la sinistra? A proposito, leggendo cresce la rabbia per ciò che è stato negli anni del dopoguerra (l’esistenza di un doppiofondo segreto della Repubblica…) ma soprattutto, personalmente, nasce un profondo disgusto e risentimento nei confronti degli inglesi.
Fasanella cita episodi interessanti, come la lite del 7 agosto 1964. Erano anni di golpe strisciante. A un certo punto, si racconta, il ministro degli Esteri (Saragat) mise le mani addosso al presidente della Repubblica (Segni). Fu tale lo shock, che Segni ebbe una trombosi cerebrale ed entrò in coma.
E quanto a Moro, artefice del dialogo tra DC e PCI, era nel mirino di Londra e Washington fin dai primissimi anni Settanta. Insomma, volevano far credere al politico italiano di essere un interlocutore speciale proprio mentre stavano studiando il modo per mandarlo a morte. Una morte politica, certo. Almeno in quella fase.
Come se non bastasse compaiono zone d’ombra anche su istituzioni nostrane come Confindustria, Banca d’Italia, giornali, università, magistratura: Ecco, c’erano due magistrature: una lo prese, l’altra lo inseguiva, probabilmente con finalità diverse... così riporta Fasanella una testimonianza a proposito di un personaggio coinvolto nel golpe bianco del 1974.
E ancora, Fasanella ricostruisce accuratamente l’azione sovversiva del 16 marzo 1978 con la potenza di fuoco e la precisione chirurgica del sequestro “annunciato”. Poi la confusione di quei 55 frenetici giorni. Di pochi fatti drammatici ricordo esattamente dov’ero e cosa facevo quando sono accaduti. Uno è il sequestro di Moro. Avevo ventisette anni e avevo preso qualche giorno di congedo dal lavoro. Mi ero ritirato da solo in una località della Liguria per scrivere la mia tesi di letteratura russa. Ero già padre, mia figlia Marta aveva un anno. Recentemente ho scoperto, che indipendentemente da mie sollecitazioni, ha maturato un forte interesse per la vicenda Moro che l’ha portata a leggere di tutto sull’argomento, anche libri di cui non ero a conoscenza. Ecco, il libro di Giovanni Fasanella serve a noi ‘vecchi’ per fare i conti con un passato torbido e per i giovani a dare un barlume di speranza per un futuro (collettivo) migliore.

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