Ho letto “Un momento di guerra” di Laurie Lee

Le donne, al nostro passare, si coprivano il volto con gli scialli.
L’inglese Laurie Lee (1914-1997) è stato uno scrittore piuttosto apprezzato in patria, con all’attivo una trentina di lavori tra romanzi, testi teatrali, radiodrammi. Il terzo libro della sua trilogia autobiografica, Un momento di guerra  (A Moment of War – 1991), è dedicato all’esperienza vissuta durante la Guerra di Spagna. Per ora è l’unico tradotto e pubblicato in Italia, nella collana Fabula di Adelphi.
Il libro descrive come nel dicembre del 1937 Lee varcò clandestinamente il confine dal sud della Francia per unirsi ai volontari che stavano accorrendo in Spagna da tutta Europa e dall’America per unirsi ai combattenti contro i nazionalisti. Era poco attrezzato per l’inverno e si portava dietro uno zaino da cui spuntava un violino. Questo la dice lunga sullo spirito che animava molti di questi giovani. Passati i Pirenei, Lee si ritrova in una bufera di neve e viene soccorso da una famiglia di contadini.
Ma la mia situazione non mi disturbava ancora troppo, anzi mi faceva sentire piuttosto il gusto eccitante dell’avventura. Ero in quel rigoglio della giovinezza che non dubita mai della propria sopravvivenza, pieno di stupida fiducia nella fortuna.
Unitosi ai repubblicani, il ragazzo viene accusato di essere una spia dei nazionalisti, imprigionato e condannato a morte. Malauguratamente sul suo passaporto comparivano i timbri di un viaggio in Marocco negli anni precedenti, proprio dove Franco addestrava le sue truppe. Per sua fortuna lo vede il francese che lo aveva fatto entrare in Spagna, garantisce per lui e così può finalmente aderire alle Brigate Internazionali. Assume il nome di battaglia di ‘Lorenzo’.
Che cosa ci aveva portato lì, in fin dei conti? Le mie ragioni sembravano abbastanza semplici, nonostante una certa confusione. Ed erano così quelle della maggioranza degli altri: fallimenti, miseria, debiti, la legge, tradimenti di mogli o amanti – le solite motivazioni che spingono uno a partecipare a guerre straniere.
La guerra di Lorenzo dura pochi mesi. Giusto il tempo di girare la Spagna, facendo tappa a Figueres, Valencia, Tarazona, Madrid, Teruel e Barcellona e rendendosi conto di quanto poco attrezzate fossero le brigate: moschetti antiquati, mitragliatrici che si inceppano, comandanti tanto coraggiosi quanto confusi. A questo si aggiungono la natura aspra, il clima rigido, la scarsità di cibo. Combattere il nuovo Satana rappresentato dal fascismo tuttavia fortifica e unisce i giovani combattenti: ...fra di noi, il giovane contadino spagnolo, lo studente americano, il minatore gallese, il portuale di Liverpool si erano incontrati su un terreno comune.
Ma l’idealismo non ha mai fermato un carro armato e le truppe di Franco sono ben equipaggiate dai tedeschi e dagli italiani. Tocca retrocedere, lasciare le posizioni. La vista dei bombardamenti, delle case squarciate, dei morti ha un effetto dirompente su Lorenzo, ormai in stato di shock. In pochi mesi un solo colpo sparato, un solo nemico ucciso.
Allora ero venuto per quello? Era quello il significato di tutto il mio viaggio? L’omicidio di un giovane sconosciuto, commesso in un annebbiato momento di panico, che non poteva influire in alcun modo sulla vittoria o sulla sconfitta?
‘Lorenzo’ Laurie Lee nel febbraio del 1938 viene chiamato dal comandante che gli comunica che sarà rimpatriato. Ci sarai più utile a Londra, gli dice.
Non c’era nessuno da salutare a Tarazona. Tutti andati: erano morti, avevano disertato, o erano stati spazzati via dalle nevi.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*