Ho letto “Tutto il Toro del Mondo” di Beppe Gandolfo

Avevo bisogno di una lettura simile proprio nei giorni che si avvicinavano all’inizio del campionato. Diciamo che leggere Tutto il Mondo del Toro mi è servito per riconciliarmi con il calcio dopo un mercato estivo dal quale mi sono estraniato per non incorrere nei soliti mal di pancia che la campagna acquisti/cessioni mi provoca. E il pericolo, almeno per quanto riguarda le uscite all’estero, persiste ancora.
Beppe Gandolfo ripercorre la vita calcistica di Mondonico dal suo approdo al Torino nel 1968, da calciatore estroso e ribelle, emulo di Gigi Meroni. Appena 14 presenze in due stagioni, contrassegnate da due sole reti. Troppo poche per un attaccante. Il meglio lo diede in seguito nella Cremonese, dove iniziò anche la carriera da allenatore.
Non è una vera e propria biografia, ma la celebrazione di cinquant’anni di Emiliano Mondonico con il Toro. Con intelligenza Gandolfo arricchisce il libro con notazioni storiche. Ad esempio cosa ha rappresentato il ’68 sul piano politico, sociale, musicale e sportivo. Ecco, Mondonico era figlio di quell’epoca.
Poi ci sono gli anni da allenatore. Il primo ciclo dal 1990 al 1994 con la bella cavalcata in Coppa Uefa e con la vittoria della Coppa Italia. All’epoca seguivo il calcio anche professionalmente con la mia televisione e il Toro in particolare di cui trasmettevamo le partite in seconda battuta il lunedì. Ma erano altri tempi. E alla trasferta di Madrid ho partecipato da semplice tifoso con mio figlio allora dodicenne. Quindi tanti ricordi personali mi legano a Mondonico.
I capitoli di quel favoloso ciclo, per chi lo ha vissuto, sono le parti migliori del libro. Gandolfo ricostruisce nei dettagli il famoso episodio della sedia alzata ad Amsterdam. Poi le vicende extracalcistiche legate all’allora presidente del Torino, Gian Mauro Borsano, prendono il sopravvento e il bel giocattolino si sfalda. Segue il ciclo all’Atalanta, altra sua squadra del cuore, e poi il ritorno al Torino nel 1998, partendo dalla serie B. Infine il capitolo della lunga battaglia contro la malattia. Scrive Gandolfo: Schietto, sincero, fuori dalle frasi fatte. Come sempre. Come solo Emiliano Mondonico ha saputo essere. E ancora: Dignità. E’ questo il sostantivo che meglio racconta l’ultimo periodo della vita di Mondonico. Dal gennaio 2011 fino alla fine di marzo del 2018, il Mondo affronta il suo avversario più temibile e terribile. Sempre con grande dignità.
C’è tanta Rivolta d’Adda in questo libro e tanto Filadelfia. Proprio lì, al vernissage della rinata casa granata il 24 maggio 2017, l’ho salutato per l’ultima volta. Chiudono il libro gli emozionanti ricordi di tre suoi affezionati calciatori, Roberto Cravero, Roberto Galbiati e Luca Fusi. Il corredo fotografico è ricco soprattutto di momenti intimi e familiari. Un libro che vale molto, non solo per i tifosi del Toro.

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