Ho visto “Oltre la notte” di Fatih Akin

La proiezione termina con un cartello che ricorda quanti attentati sono stati commessi tra il 2000 e il 2007 in Germania da un movimento neonazista, l’NSU (Nationalsozialistischer Untergrund), con morti e feriti. Tutti avevano per oggetto cittadini tedeschi di origine straniera. Il film di Fatih Akin (La sposa turca, Soul Kitchen) si ispira a uno di questi attentati, avvenuto a Colonia nel 2004.
Aus dem Nichts – Oltre la notte (2017) è suddiviso in tre capitoli: la famiglia, la giustizia e il mare. Quest’ultimo più semplicemente si potrebbe chiamare la vendetta, ma capisco lo spirito con il quale il regista vuole affrontare l’argomento.
La tranquilla felicità familiare di Katja (una strepitosa Diane Kruger), faticosamente raggiunta, viene distrutta da un attentato in cui muoiono il marito Nuri e il figlio Rocco. Nuri, di origine curda, è stato a lungo in carcere per spaccio, poi si è laureato e ha messo in piedi ad Amburgo un’attività di supporto agli immigrati in Germania. La polizia dapprima indirizza le indagini negli ambienti frequentati dall’uomo, verso mafie turche, curde, albanesi, o comunque su problematiche interne alle loro comunità di origine. Ma nella testa di Katja, che è del tutto tedesca, c’è la consapevolezza che si tratti di matrice neonazista. Così è infatti e la testimonianza della donna che ha visto una ragazza parcheggiare una bici con un piccolo bagagliaio davanti al negozio è fondamentale per arrivare all’arresto di una coppia di giovani sposi.
E siamo al secondo atto. A supportare Katja come parte civile al processo è un avvocato amico di famiglia, Danilo Fava, di evidente origine italiana e una scelta non casuale nella sceneggiatura. Le prove sarebbero schiaccianti, ma la difesa è ostica e si avvale di un testimone, un albergatore greco appartenente al gruppo di estrema destra Alba Dorata, che sostiene che i due imputati il giorno dell’attentato erano ospiti del suo hotel in Grecia. Un prova a difesa di evidente contraffazione ma che spinge la corte – in dubio pro reo – ad assolvere i due per insufficienza di prove.
Nel terzo capitolo assistiamo alla vendetta di Katja che va in Grecia a cercare i due ragazzi. Ha scoperto infatti da una foto online che sono ospiti dell’hotel dell’uomo che hanno fatto testimoniare a favore. Prepara una bomba dentro uno zainetto dello stesso tipo di quella che aveva ucciso figlio e marito. Poi tentenna, è assalita da mille dubbi, mentre l’avvocato Fava l’attende in Germania per farle firmare il ricorso in appello.
Fatih Akin ci accompagna per tutto il film attraverso il dolore di questa donna che prima di iniziare a lottare per avere giustizia si era lasciata andare e aveva tentato il suicidio. Poi la disillusione sui tempi della giustizia che non coincidono esattamente con il suo desiderio di vedere condannati i colpevoli e infine la ricerca di una personale riparazione al suo duplice lutto. Monito assoluto del film è di non abbassare mai la guardia nei confronti dei movimenti xenofobi. E neppure sugli altri fronti del terrorismo integralista.

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