Ho letto “Brigata Tre Confini” di Paolo Alberto Cattaneo

Sono sorpreso e rinfrancato nello scoprire che ci sono ragazzi che hanno voglia e curiosità di andare a indagare e ricostruire pagine di storia che a nessun costo dovrebbero essere dimenticate. Lo fa con il garbo dello scrittore e la caparbietà del ricercatore il giovane Paolo Alberto Cattaneo che con questo scritto ricostruisce la storia della Divisione Matteotti “Renzo Cattaneo”, riportando alla luce pagine di vita partigiana. Renzo Cattaneo, precoce caposquadra di una formazione che operava tra la Valle di Lanzo e Rubiana e poi attorno a Canale d’Alba, fu catturato e rinchiuso nelle famigerate segrete di via Asti, poi condannato a morte dai fascisti e fucilato a Moncalieri, non ancora diciassettenne, il 27 luglio del 1944. E’ Medaglia d’oro al valor militare. In suo nome avevano continuato a combattere il padre Pietro e il fratello Gino, comandante della Brigata “Tre Confini”, che prese il nome appunto dalla zona delle operazioni, tra  Torino, Asti e Alba, ma in particolare attorno ai comuni di San Damiano, Canale, Cisterna, Ferrere.
Gino Cattaneo ha avuto la ventura di arrivare a 93 anni, scavalcare il millennio e raccontare fino all’ultimo (è morto nel 2014) a migliaia di studenti incontrati nelle scuole di ogni grado e ordine cosa è accaduto tra l’8 settembre del ’43 e la Liberazione. Il pronipote Paolo ha ascoltato anche lui e si è calato tra quelle storie iniziando a raccogliere altre testimonianze, fino a comporre questo libro.
Vogliono farci credere che la Resistenza sia un mito della Sinistra, che “Bella Ciao” sia un inno comunista. La Resistenza fu di tutti e di nessuno: fu dello studente antifascista, dell’alpino senza politica, dell’operaio e del contadino. Così scrive nella prefazione il giovane Paolo. Poi prende a raccontare la nascita della brigata, formata con spirito unitario, inizialmente a prescindere dall’ideologia di ciascuno dei suoi componenti. Ne racconta l’organizzazione e la collaborazione indispensabile della popolazione, fondamentale per risolvere il problema del vettovagliamento, ma soprattutto per conoscere le mosse di nazisti e repubblichini. Cattaneo racconta la diffidenza delle forze Anglo-Americane che preferivano dialogare con i partigiani autonomi (gli “azzurri”) piuttosto che con le organizzazioni di orientamento socialista e comunista.
Tra le cose più interessanti (e che non conoscevo) ci sono le ricostruzioni di alcune battaglie come quella denominata dei “Tre pini”, sulla strada tra Canale e Cisterna, che per alcuni versi richiamava la guerra di posizione del primo conflitto mondiale, con tanto di trincee scavate nella terra. Durò settimane. O quella di Cisterna, un mese e mezzo prima della Liberazione, descritta con dovizia di numeri sulle forze in campo, dislocazione delle unità partigiane, caduti.
La battaglia di Cisterna resta tutt’oggi uno degli avvenimenti più significativi della lotta partigiana in Piemonte e si può ben definire come episodio chiave, il punto di non ritorno (al Fascismo) che costituisce l’avvio di una nuova fase della guerra civile...
Con modestia e rispetto, Cattaneo si accosta anche a chi lo ha preceduto nello scrivere grandi pagine sulla Resistenza, citando brani da Beppe Fenoglio, Renata Viganò (L’Agnese va a morire), Ada Gobetti…
E oggi mi sentirei di incoraggiare Paolo Cattaneo a continuare le sue ricerche e ricostruzioni di avvenimenti di quel periodo, con la stessa meticolosità e precisione dimostrate in questo libro. Abbiamo tuttora bisogno di “resistenza”.

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