Ho visto “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini

Il film mi è arrivato come un diretto al plesso solare e sono rimasto senza fiato. Mi sono agitato sulla poltrona, cercando quasi di sfuggire a quelle immagini. Poi non ho dormito bene, a lungo sveglio ho cominciato a ragionare su varie cose. Sul significato di custodia cautelare. A che razza di custodia è stato sottoposto il povero Cucchi. Che significa? Per non fare del male, per non farti del male o perché del male non ti venga fatto? A parte le botte, uno si lascia morire d’inedia e nessuno interviene, in una sequenza di menefreghismo sconcertante. Poi mi sono focalizzato sulla vicenda di Stefano che ho letto come qualcosa di molto simile alla passione di Gesù Cristo. Sofferenza e agonia come nostro Signore. Fate caso allo svolgersi dei fatti. Si può persino individuare Ponzio Pilato nel sistema giudiziario e carcerario. Così come il passaggio dal letto della cella all’obitorio può essere visto come la deposizione dalla croce, unico momento in cui traspare un barlume di umanità. Tanto che il titolo più giusto sarebbe Passione e morte del geometra Stefano Cucchi.
Alessio Cremonini racconta in maniera straordinariamente precisa gli ultimi sette giorni della vita di Stefano Cucchi (impressionante la bravura dell’attore Alessandro Borghi), geometra nello studio di suo padre, sofferente di epilessia, un passato di tossicodipendente e un presente ancora segnato dal consumo di hashish e cocaina. Unico luogo in cui la macchina da presa, a parer mio giustamente, non entra è la stanza del pestaggio in una della lunga serie di stazioni dei carabinieri in cui viene portato. Cremonini sceglie di tenere la porta chiusa. Da fuori si odono voci confuse, si sentono colpi. E’ la parte tuttora nebulosa della “passione” di Stefano. Poi ciascuno può trarre le proprie conclusioni. Qualcuno difende ancora l’operato di quei carabinieri. Di certo però Stefano Cucchi non è mai rotolato giù dalle scale, come sostiene per alcuni giorni, prima di arrendersi a raccontare a medici e agenti di custodia di essere stato picchiato. Parole che nessuno vuole ascoltare. D’altra parte il dolente padre di Stefano, Giovanni Cucchi (Max Tortora), dice chiaramente “cosa vale la nostra contro la parola di un pubblico ufficiale?”.
Dietro quel muro di gomma contro cui si scontrano in maniera poco efficace papà e mamma, c’è un ragazzo che a sua volta ha rinunciato a far valere le sue ragioni e che ha deciso di lasciarsi morire. Una resa, una rinuncia a combattere che non trova d’accordo la sorella Ilaria (Jasmine Trinca) che inizia a prendere in mano la situazione a cose ormai compromesse. E combatte tuttora contro la tortura e le morti di stato con un’associazione onlus intitolata al fratello.
Stefano Cucchi era nato a Roma il 1° ottobre 1978. Oggia avrebbe quarant’anni se la sua vita non si fosse fermata il il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini, mentre si trovava nelle mani dello stato (e la chiamano ‘custodia’!), una settimana dopo il suo arresto. Manca una manciata di giorni all’anniversario, quale miglior modo per ricordarlo che andare a vedere questo film?

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