Ho letto “L’angelo nero” di Mari Jungstedt

Mari Jungstedt è una simpatica signora svedese, giornalista e scrittrice di thriller. Appartiene quindi all’infinita schiera di giallisti svedesi e più in generale scandinavi. Ormai ho perso il conto e ogni tanto se ne aggiunge uno. Jungstedt ha pubblicato nel 2008 questo Den mörka ängeln (L’angelo nero), per ora l’unico tradotto in italiano (Piemme LineaRossa, 2012). E’ il sesto di dieci romanzi incentrati sulle figure dell’ispettore Anders Knutas e del giornalista televisivo Johan Berg. A dimostrazione che leggendo i gialli si impara anche la geografia, tutto il ciclo si svolge nell’isola di Gotland, la seconda del mar Baltico per dimensioni, sotto Stoccolma, più o meno alla stessa latitudine di Göteborg. L’isola ha 58mila abitanti, poco meno della metà concentrati a Visby, città principale, dove appunto si svolge questa storia.
Per la serata di inaugurazione dell’importante centro congressi cittadino si danno appuntamento cinquecento persone. Tutto procede per il meglio sotto la direzione dell’imprenditore Viktor Algård che da tanti anni si occupa di eventi. Il centro in realtà ha suscitato diverse critiche perché ha richiesto notevoli investimenti ed è ritenuto sovradimensionato per l’isola. Il mattino dopo Algård viene trovato cadavere nel vano di un ascensore di servizio del centro. Il colore della pelle e il tipico odore di mandorle amare che emana il cadavere fanno ritenere che sia stato avvelenato: cianuro di potassio. La sfera degli affari dell’imprenditore è il primo ambito d’indagine verso il quale si muove l’ispettore Knutas. Poi però c’è da considerare la sua vita turbolenta, il divorzio alle porte e un’amante che quella sera era con lui al party dell’inaugurazione. Questa, Veronika Hammar, è una pittrice piuttosto conosciuta. E’ la prima indiziata. Parallelamente si muove il giornalista Johan Berg che lavora per una tv locale ma che è sempre pronto a proporre le sue esclusive alle reti nazionali.
Come fanno molti giallisti, per alimentare la suspense la Jungstedt alterna alle indagini e ai momenti della vita privata delle due principali figure, Knutas e Berg, comunque anch’esse funzionali alla storia, pagine del diario  di uno sconosciuto (ma che non ci vuole molto a capire che si rivelerà l’assassino). Dalla cronologia si scopre che ha auto un’infanzia difficile, un’adolescenza anche peggiore.
Mi sono spostato dal letto al divano nella vana speranza di riuscire a riaddormentarmi. I ricordi d’infanzia si ripresentano sempre più spesso. E’ come se il tempo mi avesse raggiunto. Non gli sfuggo.
Come indagine parallela (nei polizieschi non manca mai) Mari Jungstedt inserisce il pestaggio di un giovane davanti a una discoteca (di proprietà di Algård) e così sulla vicenda si innesta il tema della violenza giovanile in Svezia.
La trama regge, la narrazione è scorrevole. Vedremo se saranno tradotti altri libri. In Spagna sono già stati pubblicati tutti. Jungstedt ha già superato il milione di copie.

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