Ho visto “Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer

Il film non mi è piaciuto, anzi in certi momenti mi ha pure annoiato. Con questo non voglio dire che non abbia una sua utilità. A me, per esempio, i cosiddetti biopic fanno venire voglia di andare a controllare e approfondire le biografie di cui si parla. Così nella mia ignoranza ho appreso che Freddy Mercury (non ho mai frequentato troppo i Queen…) si chiamava Farrokh Bulsara ed era di origini parsi. Quella relativa alla sua famiglia è la parte più istruttiva del film, posto che le origini dei gruppi musicali sono ovunque praticamente le stesse e mai veramente originali: le cantine con gli amici, le band scolastiche e quelle universitarie, il colpo di fortuna di essere ascoltati da un produttore. Poi il successo, i dischi, i concerti, le crepe dovute ai primi litigi e così via. In questo senso il regista Bryan Singer rispecchia i canoni di decine di film musicali già visti. La storia di Freddy Mercury tuttavia differisce in parte dagli stereotipi, essendo riuscito a inserirsi da ragazzo in una band locale in cui già suonavano Brian May e Roger Taylor e alla quale si aggiungerà in seguito John Deacon: ecco i futuri Queen. Il film segue le vicende e le fortune musicali del gruppo fino all’evento d’eccezione, rappresentato dal concerto di beneficenza Live Aid per combattere la fame in Africa, mitico raduno di musicisti  di ogni estrazione (un elenco pazzesco!) organizzato da Bob Geldof al Wembley Stadium il 13 luglio 1985. La fama dei Queen, in crisi in quel periodo, fu risollevata da una performance eccezionale, forse la più pregnante tra tutti i gruppi esibitisi. Sono gli ultimi venti minuti, quelli che danno un senso e aiutano a rivalutare il film. In mezzo alle oltre due ore di proiezione occhieggia la vita privata di Freddy: la fidanzata Mary Austin, lasciata dopo averle rivelato la propria bisessualità, i diversi compagni avuti, il periodo di dissoluzione più acuta con feste a base di alcool, droghe e orge omosessuali (il regista tuttavia non calca troppo la mano su questi particolari), la scoperta dell’Aids che pare non coincidere esattamente con quanto raccontato nel film.
Ciò a cui avrei voluto fosse dato più spazio è la genesi dei brani, se non altro quelli più famosi, insomma avrei voluto capire qualcosa sulla composizione.
Come risultato personale, dal giorno dopo la visione di Bohemian Rhapsody sono andato a rispolverare gli album dei Queen e ho ripreso ad ascoltarli. Con uno spirito diverso.
Sorprendente l’attore Rami Malek, tra i produttori del film ci sono gli amici di Mercury e Robert De Niro. Sul film la critica si è divisa (per l’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes solo 6,1), ma gli incassi sono formidabili dappertutto.

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