Ho letto “Nel West e altri viaggi” di Walt Whitman

Anche da bambino fantasticavo, desideravo di scrivere un giorno qualcosa, magari una poesia sulla spiaggia
Quest’anno ricorrono i 200 anni dalla nascita del poeta americano Walt Whitman (West Hills, Long Island 31 maggio 2019). Grazie a due inviti alla lettura da parte del mio amico Alberto festeggio anch’io la ricorrenza. Il primo è stato Visioni democratiche che contiene vari capitoletti che condensano il pensiero libertario e democratico di uno dei padri della letteratura americana, il poeta del Corpo e dell’Anima, come lui stesso si era definito in Foglie d’erba.
I brani di viaggio qui raccolti dal piccolo editore di Fidenza Mattioli 1885 sono tratti dalla raccolta Specimen Days and Collect pubblicata nel 1982. È un viaggio privato compiuto con ogni mezzo attraverso gli Stati Uniti e il Canada. Scorrono immagini di praterie, boschi, montagne, laghi, fiumi, città descritte con una prosa nitida e che non spreca neppure mezza parola. Per chi come me, per questioni anagrafiche, difficilmente compirà mai quel viaggio è un po’ come esserci stati. I viaggi di Whitman si concentrano tra il 1979 e i tre anni seguenti. La prima parte è dedicata alle immense praterie dell’Illinois e del Kansas e all’epopea del west che pure ha dato alla nazione moderni capi americani come Lincoln e Grant.  Un po’ esagera esaltando i paesaggi delle rocce modellate dal vento che sfidano il cielo trasmettendo più bellezza, terrore e potenza di quanto sia mai stato dato di conoscere a Dante e Michelangelo. Da esteta qual è, il poeta auspica che frotte di pittori provino a riprodurre l’infinità di sfumature presenti in quei luoghi, ma anche più prosaicamente immagina le grandi praterie e la valle del Mississippi abitate un giorno da cento milioni di persone, la più prospera e progredita società al mondo.
Intanto viaggia in treno da New York a San Francisco adagiato nel lusso del vagone-letto, con le tendine tirate e le luci soffuse. La Guerra di Secessione non era così lontana per non permettersi durante il viaggio considerazioni politiche con l’elogio della massa popolare: è la gente comune ad avere un potere immenso, che va oltre la storia. Pensieri peraltro già contenuti in Visioni democratiche.
Ma ad attenersi alle questioni puramente geografiche e naturalistiche nelle pagine vediamo scorrere descrizioni delle cascate del Niagara, il Canada, i grandi laghi, la navigazione sull’Hudson. Poi le grandi città, brevi e incisivi capitoletti su Denver, St. Louis, Filadelfia, Boston dove si è fermato una settimana (gente robusta, dai movimenti sciolti e i visi coloriti). Lì è affascinato dalle tante belle donne dai capelli grigi, volti sani di mogli e madri! Poi si concentra su New York, definita umana ed eroica, la cui popolazione sarebbe la prova più concreta finora disponibile per dimostrare la buona riuscita della Democrazia. In parole povere dove si concilia la piena libertà individuale con la collettività dominante.
Whitman conclude con la visione dei transatlantici maestosi in partenza per l’Europa, ignaro forse della povera immigrazione dal vecchio continente che di lì a pochi anni gli stessi moli avrebbero accolto.

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