Ho letto “L’innamorata” di Evelina Cattermole

…come il grido di una procellaria sul tumulto di un oceano in tempesta.
Ho scoperto questa scrittrice per quelle vie imperscrutabili che governano la scelta delle nostre letture. Non l’avevo mai sentita nominare, mia lacuna che non ho frequentato a sufficienza quel periodo della letteratura italiana a cavallo tra ottocento e novecento. D’altra parte le varie storie della letteratura italiana dedicano a Evelina Cattermole (il cognome è di origine inglese, come il padre) poche e sbrigative righe. È stata poetessa scrittrice, giornalista, meglio nota per il suo pseudonimo di Contessa Lara. Ha collaborato con diverse riviste letterarie dell’epoca e lasciato alcune raccolte di poesie e di novelle, anche per bambini, e un unico romanzo che è appunto L’innamorata. La Contessa Lara ha avuto una vita molto irrequieta, la sua stessa biografia potrebbe essere oggetto di un film. È curioso aver letto questo romanzo poche settimane dopo Il piacere di Gabriele D’Annunzio. Ci ho ritrovato le stesse atmosfere romane decadenti con le feste e i ricevimenti nelle case patrizie e, perché no, anche i duelli per questioni d’onore prima che d’amore. Una Roma aristocratica e papalina, del tutto ignara degli sconvolgimenti dei primi decenni del secolo successivo.
L’immenso steccato era deserto; solo si vedeva lontano, sotto il gruppo di alberi del centro, una compagnia di pretini rossi, del Collegio germanico, giocare al pallone.  Un’immagine che pare uscita dai quadri di Nino Caffè (1908-1975) o che evoca i cardinali che giocano a pallavolo nel film Habemus Papam di Nanni Moretti.
Tre anni soltanto separano la pubblicazione dei due libri, 1889 e 1892, e l’uno sembra aver ispirato l’altro, quantunque la scrittura di Evelina Cattermole sia più popolare e quella di D’Annunzio maggiormente aulica. Ma che dire dei due principali personaggi maschili, il conte Paolo Cappello e il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta, se non che paiono due figure fotocopia tanto sono presi dal proprio narcisismo, dalla ricerca del piacere e dal possesso di una donna fine a se stesso? Infatti Paolo Cappello…  Cercava la donna per procurarsi un godimento, qualche volta dei sensi, qualche volta amor proprio: non appena il suo amore richiedesse il più piccolo sacrifizio, egli lo gettava via da sé, come un peso intollerabile.
Ad innamorarsi di cotanto uomo è Leona, una singolare figura di donna, una spagnola di estrazione circense, amazzone e acrobata, acclamata attrazione del Circo Alhambra. Una donna tutta d’un pezzo, quasi una virago ma dai tratti femminei eccezionali, poca cultura se non quella propria di Spagna e tanta capacità di stare al mondo. Volendo potrebbe avere tutti gli uomini ai suoi piedi ma li tiene ben a distanza, fino a quando cade tra le braccia del conte che dapprima la esibisce come un trofeo in tutti i salotti che frequenta, la mantiene e infine se ne stufa.
Eppure, senza confessarlo a se medesimo, abituatosi a poco a poco a quella sottomissione di lei, aveva cominciato a compiacersi della servilità devota, quotidiana, nella quale Leona metteva tanta parte dell’amore suo; e, a poco a poco, aveva finito a considerare la cosa come naturale.
Pur assolutamente devota al suo amante, Leona accetta che Paolo la ‘ceda’ all’amico Gabriele Caligaris. Questi era… un vero gentiluomo che non molestava per nulla la sua amante, che persino le domandava il permesso di andarla a trovare, e che pagava per lei più di cinquantamila lire all’anno.
Ma come si sa, il mondo è piccolo e i salotti mondani lo sono ancora di più. I due ex amanti si rincontrano, Leona è sempre più bella, come rifiorita grazie alle attenzioni di Caligaris e Paolo non riesce a sopportare che la Leona appartenga a un altro. I due riprendono a frequentarsi e Caligaris cortesemente la mette alla porta. La ragazza torna a vivere a casa di Paolo che ne farebbe volentieri a meno. Infatti l’uomo nel frattempo è diventato l’amante della moglie di Von Moos, un banchiere israelita, e ben presto ne circuisce anche la figlia che sarà costretto a sposare. Leona sempre a casa, muta e sottomessa, fino a quando ha un anelito di libertà e, dopo essersi abilmente vendicata, si riavvicina al suo mondo d’origine.
Questa in sintesi è la triste parabola di Leona, L’innamorata, romanzo che mi ha intrigato e divertito assai. È disponibile su amazon o curiosamente scaricabile gratis su varie piattaforme online.
È uno dei fenomeni più singolari della vita interiore, l’attrazione esercitata dagli uomini femminei sulle donne violente. La donna violenta è quasi sempre sincera; come l’uomo femmineo è quasi sempre falso, insidioso, calcolatore e cattivo. Sembra che egli profitti della fiducia ispirata dalla sua apparenza timida e delicata per maturare gli inganni più perversi, le malizie più sottili, i tradimenti più inaspettati. 

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