Ho letto “Il confine” di Don Winslow

Quando ho finito l’ultima pagina sono rimasto senza fiato. Eppure non sono un nuovo lettore di Winslow. Li ho letti tutti e sono assuefatto alla violenza e alla volgarità presenti nei suoi libri, come dimostra l’elenco dei miei commenti qui sotto. Dire che Il confine è tremendo è dir poco. Sono 920 pagine che ti inchiodano nella lettura e non ti lasciano più occuparti d’altro. Don Winslow pone fine alla durissima lotta di Art Keller contro il cartello di Sinaloa e chiude la trilogia. Leggere Il potere del cane e Il cartello per saperne di più. Io non credo però a un definitivo pensionamento dell’ex capo della DEA, anzi mi aspetto che tra qualche anno Winslow vada a riprenderlo nel piccolo ranch in cui si è isolato con Marisol per risolvere qualche altro problema legato alla droga. Da lì Art vede il confine e, oltre, il Messico.
Ma non c’è un muro, né qui né là, pensa sorridendo. E non ci sarà mai. Un confine è qualcosa che ci divide, ma anche che ci unisce; non può esserci alcun muro che divide l’animo umano tra i suoi impulsi positivi e quelli negativi.
Mi viene in mente la poesia Mending Wall (1914) di Robert Frost laddove dice Good fences make good neighbors. Ma qui non si tratta di buon vicinato. I rapporti tra USA e Messico sono assai complessi e non basterà il muro di 3000 chilometri paventato dal presidente Dennison (nel romanzo leggi Dennison e pensa senza tanti problemi a Trump) a fermare il fiume di droga che si riversa dal sud verso gli Stati Uniti. Servirà, semmai, a diminuire il flusso dei clandestini. Muri e confini sono permeabilissimi al passaggio della droga nelle sue varie forme e ancor più lo sono ai movimenti di narcodollari, in giù per il pagamento della merce e in su per gli investimenti immobiliari e finanziari ‘puliti’ dei narcotrafficanti in USA. Il succo del romanzo è tutto qui: i passaggi attraverso il confine.
Nella sua lotta al narcotraffico Art Keller va oltre: prima decapita Los Zetas, poi provvede con il vertice di Sinaloa (il nemico di sempre Adán Barrera) e infine lascia che si scateni la lotta tra le varie componenti del cartello, los hijos, la terza generazione di narcotrafficanti, ragazzi cresciuti nel lusso e nella violenza. Non basta. Occorre colpire i movimenti di denaro ad alto livello, al massimo livello, fino ad arrivare alla Casa Bianca. Per far questo infiltra un agente sotto copertura nei gangli dello spaccio, partendo dalla strada e salendo con pazienza tutti i gradini della gerarchia. Ciò che scopre è dirompente perché tocca la politica. Keller è nominato dai democratici ma il vento negli USA sta cambiando e si profila il ritorno dei repubblicani con Trump, pardon Dennison. Sono due visioni differenti del problema droga: i democrats vogliono arrivare dove i narcos nascondono i grandi proventi della droga e demolirli dall’alto, i repubblicani puntano i piccoli spacciatori e il consumo per strada. Quando Dennison viene eletto, il certosino lavoro della DEA è cancellato e Art Keller deve fare le valigie.
Gli brucia che la sua nazione abbia votato per un razzista, un fascista, un gangster, un narcisista che ama solo pavoneggiarsi, un uomo che si vanta di aggredire le donne, che prende in giro un disabile, che stringe amicizia con i dittatori. Che fotografia è questa?
Accanto alla vicenda ‘grande’ del narcotraffico, della corruzione in politica e negli affari, Don Winslow inserisce personaggi ‘minori’, ma tutti funzionali allo svolgere del romanzo. Come i due poveri ragazzi, poco più che bambini, Nico e Flor, fuggiti da soli dalla miseria del Guatemala con il sogno di arrivare negli Stati Uniti. Oppure Chuy, bambino psicopatico ex killer
che Art cerca di riportare sulla retta via. O ancora la storia della coraggiosa reporter Ana, amica di Marisol. Nel periodo più violento della lotta tra i narcos sono stati uccisi oltre centocinquanta giornalisti messicani.
Sono amare le conclusioni di Keller alla fine della vicenda: “La guerra alla droga va avanti da mezzo secolo… abbiamo speso più di mille miliardi di dollari, abbiamo messo dietro le sbarre milioni di persone, in buona parte neri, latini e poveri, creando la più grande popolazione carceraria del mondo… La guerra alla droga è diventata una macchina che si alimenta da sola… Il “problema messicano della droga è in realtà il problema americano della droga. Noi siamo gli acquirenti, e senza compratori non ci sarebbero venditori”.
Tutto vero, questa è l’America di oggi. Winslow ha solo creato e romanzato i personaggi (molti narcos reali si possono riconoscere in trasparenza, come nei libri precedenti). Ciò che fa da sfondo è maledettamente veritiero.

Trilogia di Art Keller e del cartello Sinaloa
Il potere del cane
Il cartello

Altri romanzi di Don Winslow:
Lady Las Vegas
Nevada Connection
L’ora dei gentiluomini
China Girl 
Missing – New York
Morte e vita di Bobby Z
I re del mondo
Le belve
Satori
L’inverno di Frankie Machine
La pattuglia dell’alba 

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*