L’isteria viene allo spettatore che va a vedere un film così brutto. Eppure le premesse c’erano tutte: titolo accattivante, tema irriverente per non usare l’aggettivo ‘stimolante’…., cast di buon livello, trailer promettente. E invece mi sono trovato di fronte al peggior film della stagione. Insulso, noioso, tanto che non vi ho trovato altro di divertente che non fosse già racchiuso nel promo. La trama prende lo spunto dall’approccio ottocentesco ad un fenomeno emotivo tipicamente femminile per arrivare alla casuale invenzione del vibratore, che tuttavia ha qualche grado di attendibilità. In mezzo c’è la Londra poco pulita della fine del XIX secolo in cui il giovane medico Mortimer Granville si affanna a trovare una strada professionale che sembra preclusa dalle impostazioni di una sanità ancorata a terapie arcaiche e molto spesso più dannose che utili. Arriva quindi a bottega presso un anziano collega che cura ‘manualmente’ le signore della Londra bene affette da isteria. Il giovane fa la sua brava esperienza e grazie all’amicizia con un geniale sperimentatore di congegni elettrici (uno stralunato Rupert Everett) arriva all’invenzione del gadget che risolve quella pseudo malattia. “Vibration is Life” strillano i manifesti pubblicitari dell’epoca, mentre una versione extralusso del dildo finisce addirittura a Buckingham Palace. Di pari passo con questa emancipazione vanno le prime conquiste sociali nella Londra vittoriana, nel film personificate dalla figlia maggiore del vecchio medico che si dà un gran da fare per assistere poveri e diseredati. La suffragetta Charlotte Dalrymple (Maggie Gyllenhaal), che si salva proprio grazie a Mortimer dal manicomio e dall’isterectomia allora praticata, è l’unico personaggio che regala un po’ di colore e di vivacità ad una pellicola scialba e dalla sceneggiatura alquanto carente. Fatta eccezione per la bella scenografia tardottocentesca di Londra, “Hysteria” è un film da dimenticare.
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