Ho letto “Vertigini” di W.G. Sebald

Vertigini è stata la mia prima lettura di Sebald. Ho già avuto modo di scrivere di averlo scoperto attraverso un’intervista di una dozzina di anni fa a John Banville, altro mio scrittore di culto. Al suo interlocutore Banville indicava W.G.Sebald come un potenziale grande scrittore europeo e probabile vincitore di un premio Nobel per la letteratura se non avesse avuto quel malaugurato incidente che ne aveva stroncato la vita a soli cinquantasette anni. Dopo di allora ho letto praticamente tutto quanto di Sebald è stato pubblicato in italiano. Fino a quello straordinario e illuminante insieme di saggi e conversazioni che Lynne Sharon Schwartz ha raccolto in Il fantasma della memoria, edito da Treccani. Per le suggestioni ricavate da questo libro mi è venuta la curiosità di rileggere Vertigini.
È un libro di viaggi che contiene quattro racconti, ognuno dedicato a diverse peregrinazioni in Italia e non solo, fatte dall’autore e da altri personaggi. Più precisamente a Vienna, Venezia, Verona, lago di Garda, Alpi bavaresi. Dietro ai suoi resoconti si nascondono o si palesano personaggi come Stendhal, Casanova, Kafka. Nel primo racconto si narra della traversata di Napoleone (maggio 1800) dalla Svizzera in Italia attraverso il Gran San Bernardo (un Bonaparte equestre che valica le Alpi è stato dipinto da Jacques-Louis David). Al seguito delle truppe c’era il diciassettenne Henri Beyle, ansioso di conoscere l’Italia e non ancora fregiato dello pseudonimo di Stendhal. Sebald immagina lo stupore di fronte alla maestosità del Forte di Bard, le prime parole di italiano (quante sono miglia di qua a Ivrea e donna cattiva), la visione all’Emporeum di Ivrea (l’attuale Teatro Giacosa) dell’opera di Cimarosa Il matrimonio segreto, turbato dagli sguardi che la cantante che impersonava Carolina gli rivolgeva (pare fosse piuttosto bruttina). Lo scrittore segue poi il futuro Stendhal negli altri viaggi in Italia. Il gioco di Sebald è di guardarsi bene dal citare Stendhal come tale.
Il racconto successivo è il resoconto di due viaggi fatti da Sebald da Vienna a Venezia, Verona e sul lago di Garda, con il passaggio in Friuli appena dopo il terremoto del 1976: A poco a poco l’alba riportava vagamente alla luce cumuli di terra rimossa, spezzoni di roccia, edifici crollati, discariche di macerie e di pietrisco, e qua e là piccole tendopoli. Rarissime le luci accese nell’intera zona.
Se c’è una cosa che ho appreso da Sebald è il modo di affrontare il viaggio. Un continuo stop and go a seconda delle sollecitazioni ricevute dal percorso, fatte di incontri inattesi, visioni impreviste di opere d’arte come di scritte sui muri, stimoli che fanno deviare dalle intenzioni iniziali. Arricchisce la narrazione di foto incolori, scattate o recuperate, di pagine di agenda, persino ricevute di pizzerie e biglietti ferroviari.
Così a Venezia percorre le tracce di Casanova. Segue la storia ma poi si imbatte nell’attualità, ad esempio in Ludwig a Verona e i suoi crimini efferati. Al ristorante quando il cameriere gli porta il conto, legge sullo scontrino, riprodotto nel libro, che il proprietario si chiama “Carlo Cadavero”. A questo punto Sebald fugge a Innsbruck con il treno notturno. Le coincidenze intrigano, ma a volte sono distruttive, odorano di morte.
Nel terzo racconto, Il dottor K. in viaggio alle terme di Riva, segue un personaggio dietro al quale non è difficile riconoscere Kafka, mentre nell’ultimo, intitolato Ritorno in patria, intraprende il viaggio da Verona attraverso l’Austria fino al piccolo villaggio sulle Alpi Bavaresi, il paese della sua infanzia, e qui i ricordi, che toccano la famiglia, si fanno anche dolorosi. Infine in viaggio verso l’Inghilterra dove si è svolta tutta la vita professionale dello scrittore.
L’indomani a mezzogiorno rientrando a Londra, la mia prima visita fu alla National Gallery. Il dipinto del Pisanello che intendevo vedere non si trovava al solito posto, ma per via di certi lavori di ristrutturazione era stato appeso in un ambiente del seminterrato, dalla luce scarsa  e dove scendevano solo pochi dei visitatori che ogni giorno si aggirano per le sale del museo con un’espressione vagamente ottusa sul volto.
Tanto per dire degli stimoli che fornisce Sebald. Il dipinto in questione è San Giorgio con cappello di paglia forse più conosciuto come Madonna tra i santi Antonio Abate e Giorgio.
Rileggerò Vertigini una terza volta.

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