Ho visto “Paradiso amaro”

Il titolo nella versione italiana sembra più centrato sul bel contrasto tra la bellezza del territorio, le Hawaii, e le vicende degli umani che lo abitano, soggetti come in ogni altra parte del mondo a incidenti, disgrazie, malattie, amarezze insomma. Ed è proprio con una citazione di questo genere che si apre il film. La versione originale “The descendants” fa invece riferimento all’altro aspetto del libro di Kaui Hart Hemmings da cui è tratto, cioè essere discendenti di coloni imparentati con gli antichi abitanti del luogo e per questo aver ereditato per generazioni – e senza merito alcuno – terre che rappresentano una sorta di paradiso terrestre.
Il film, che ha avuto sei nomination agli Oscar 2012 ma che alla fine ha portato a casa solo il premio per la miglior sceneggiatura non originale, è imperniato sulla figura di uno di questi fortunati discendenti, Matthew King (George Clooney), che subisce un improvviso rovescio della sorte. La moglie è in coma senza speranze in seguito ad un incidente motonautico, le due figlie sono fuori controllo, inoltre deve occuparsi della vendita delle terre, sollecitato dai parenti, prima che entri in vigore una legge che impone loro di sciogliere il trust che le ha tenute unite. In aggiunta arriva la scoperta che la moglie lo tradiva da tempo e che era in procinto di chiedergli il divorzio. Il poveruomo si sbatte per saperne di più e arriva a conoscerne l’amante e la sua bella famigliola. Ma questa rabbiosa e dolorosa ricerca non rimane senza frutto. Matthew riscopre se stesso, trova un nuovo approccio verso la sua terra e soprattutto riallaccia un vero rapporto con le figlie dopo averle trascurate per anni.
Clooney non è male, ma mi era piaciuto di più nelle “Idi di marzo”. La giovane Shailene Woodley (la figlia Alexandra) promette bene. Ma la vera forza del film è nell’ambientazione nell’arcipelago hawaiiano che il regista Alexander Payne non ci propone in uno stucchevole splendore ma nella stagione in cui prevalgono le nuvole.
Film non trascendentale, ma vederlo non è tempo sprecato.

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