Jérôme Thomas, jongleur e poeta inarrivabile

Sarebbe piaciuto molto al mio amico Gigi Biolcati, musicista eclettico percussionista one-man-band (posto che già non lo conosca), Jérôme Thomas che ho visto l’altra sera al Café Müller nello spettacolo I-Solo, prima nazionale di una sua creazione del 2018. Credo che entrambi parlino la stessa lingua, più sul versante musicale il primo, più sulla giocoleria l’artista francese. Dico questo perché l’aspetto ritmico-percussivo li accomuna, essendo in grado di generare ‘rumore’ con qualsiasi cosa. È stata proprio la sua capacità di manovrare ritmicamente gli oggetti disseminati sulla scena la prima cosa che mi ha colpito, siano essi cocci, sonaglini, pedane, metalli, tessuti, tavoli sonori, un’asta da microfono, palline di gomma e ogni altra minuteria.  Seduto su una sedia appoggiata su una pedana di legno, Jérôme fa danzare davanti a sé cinque palline che rimbalzano e creano un ritmo perfetto. Sarebbe troppo facile un simile esercizio di giocoleria per un artista come lui (un jongleur, quanto mi piace questa espressione francese!), e allora aggiunge il battito dei tacchi sull’impiantito. Non basta, c’è la voce perché Jérôme Thomas recita durante la performance. E che dire del numero delle tre piume? Fanno rumore le piume lanciate nell’aria, anch’esse hanno un ritmo: tendete l’orecchio, potreste avere delle sorprese.
Pourquoi pas une minute de bruit? Une minute de bruit dévouée, dédiée au silence. Cette fameuse minute de silence qui n’a jamais été une minute de silence. A vendre une minute de silence qui soit une minute de silence sans silence.
Alto, dinoccolato, di aspetto ieratico, ma non lasciatevi ingannare dalla canizie alla Julian Beck, Thomas ha solo 56 anni, è danzatore e coreografo, oltre che uno dei grandi padri della giocoleria europea. Si muove con grazia tra gli accessori disseminati per il teatro, il pubblico sembra ritrarsi in un angolo di fronte alla sua presenza scenica. Durante lo spettacolo cambia giacca diverse volte, quasi a sottolineare la sua poliedricità artistica.
I-Solo è anche teatro di parola. In un lungo monologo iniziale discetta sul nulla, anzi sul niente, su un niente che può essere vuoto o pieno. E il niente pieno è trasparente. Poesia applicata al teatro e al circo da camera (caratteristica della stagione al Café Müller). Come il breve discorso a due pezzi di scotch bianco incrociati sul pavimento, un segno per l’attore che vuole essere rassicurato di trovarsi nella posizione giusta quando recita. E ancora il gioco di parole conclusivo con la storia di “la” e “lo”, una coppia su una barca circondata da “l’eau”, intraducibile, non può essere resa in italiano la medesima sonorità. A proposito della recitazione, Jérôme Thomas si ritiene, a ragione, poeta e difensore della lingua francese contro la sua degenerazione:  je suis un poète qui sauve sa langue, en la faisant travailler, en la faisant vivre, en la faisant bouger.
Thomas è jongleur della parola, un artista a tutto tondo o a 360°, come si suol dire con due pessime espressioni. Il suo I-Solo è uno spettacolo straordinario, dopo Torino continuerà la tournée in Francia, nessuna altra tappa in Italia è prevista.

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