Non c’è “Cuore” senza “Testa”, direbbe il Mantegazza

Dopo aver letto L’anno 3000, romanzo fantascientifico ma non troppo di Paolo Mantegazza (Monza 1831 – Lerici 1910), medico fisiologo, antropologo, divulgatore scientifico e culturale, scrittore, mi ero ripromesso di leggere Testa, l’altro suo unico scritto letterario e non scientifico. Amico di lunga data di Edmondo De Amicis, il Mantegazza aveva voluto dare una risposta al libro Cuore, ad un anno di distanza dalla sua pubblicazione (1987), senza tuttavia alcun intento polemico. Protagonista è sempre Enrico Bottini, ormai adolescente e passato al ginnasio. Senonché l’eccessivo studio porta il ragazzo alla prostrazione fisica e psichica e quindi i genitori, dietro consiglio medico, gli fanno sospendere l’anno scolastico inviandolo in Liguria presso uno zio che gli fa anche da precettore e lo mantiene al passo con i compiti.
Enrico ha bisogno di aria pura, di mare e la soluzione di affidarlo allo zio Baciccia, vecchio marinaio a riposo che vive a San Terenzo, frazione di Lerici, dove hanno soggiornato scrittori e artisti famosi, risulta efficace: la nostra aria è buona e non vi si muore che ad ottanta o a novant’anni!
Lo zio è esperto di vita pratica, di mare e di natura, conosce a fondo l’animo umano. E così, mentre rifiorisce fisicamente, Enrico subisce gli insegnamenti di Baciccia, ancora pregni degli ideali risorgimentali, politicamente indirizzati verso gli interessi di una borghesia illuminata, ma sempre guidati dalla “testa”, che ci è stata data per guidare il cuore, ma a un patto, che si rimanga sempre e poi sempre nella via della giustizia; quando il cuore mi dice che un’azione non è onesta io non penso altro, perché la coscienza è un giudice senza appello.
Il sistema pedagogico dello zio poggia molto sulle simbologie del mare e della natura, esempi che Enrico potrà applicare nella pratica quotidiana della vita e nella soluzione dei maggiori problemi della società. Buon timone e vento fresco è l’intercalare di Baciccia, un augurio al nipote proprio come è in uso fare nei posti di mare. Per tutto il libro si susseguono episodi moralistici e un po’ patetici, proprio come in Cuore, da cui l’adolescente deve trarre insegnamenti. Non solo, Enrico dovrebbe anche metterci del suo, essendo il libro scandito in mensilità intercalate da pagine bianche sulle quali (il lettore) dovrebbe scrivere i suoi buoni propositi quotidiani: per migliorare la salute, perfezionare il cuore, educare il pensiero.
Testa è un libro noioso che mostra tutta la polvere che vi si è accumulata nel corso dei 120 anni successivi alla sua scrittura. Per fortuna sia De Amicis che Mantegazza ci hanno risparmiato una puntata ulteriore per scoprire cosa Enrico sarebbe diventato da adulto. Lo possiamo però intuire: c’era il ventennio fascista alle porte.
Giova però ricordare il positivismo di Mantegazza sul piano politico e sociale, incarnato nella figura di Baciccia: io sono ottimista e credo nel progresso infinito dell’umanità. Dopo le grandi industrie esercitate da un solo o da pochi capitalisti, si distribuiranno le forze a domicilio, e l’operaio riacquisterà l’antica indipendenza e la beata libertà di lavorare a modo suo e a tempo suo. E ancora, sul futuro dell’Europa: Anche per la politica avviene e avverrà lo stesso. Prima molti piccoli Stati spariranno per fondersi in un’unica e grande nazione, e poi gl’individui riacquisteranno la loro autonomia, godendo in una santa e larga federazione i vantaggi dell’unità e quelli dell’indipendenza. Questo vedranno i figli dei figli tuoi, o Enrico carissimo.
Mantegazza non è stato facile profeta (era il 1887), però bisogna ammettere che tentativi ce ne sono stati.

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