Ho letto “Turbine” di Juli Zeh

Il diabolico nell’uomo consiste nel volere eternamente il Bene e praticare eternamente il Male.
Questo romanzo è uno straordinario spaccato delle società contemporanee, alle prese con problemi ecologici di non difficilissima soluzione ma per i quali occorre una larga convergenza da parte degli appartenenti alle comunità interessate. Ecco allora che le turbine del titolo assumono un significato simbolico assai vasto. Sullo sfondo c’è la Germania post caduta del muro di Berlino e il paese fittizio di Unterleuten che dopo vent’anni risente ancora delle incrostazioni del regime comunista. Alcuni abitanti sono nostalgici e male hanno accettato il passaggio al capitalismo. Come effetto collaterale c’è il problema dell’inurbamento con masse di popolazione che, stanche di una vita contadina di stenti, si sono spostate in città. Per contro ci sono quelli che hanno sposato un sistema di vita più ecologico, alla ricerca di verde e aria pulita, in genere professionisti, e si sono insediati in campagna. Ma è tempo di cambiamenti, anche a Unterleuten è in arrivo il progresso, sottoforma di un parco eolico che dovrebbe arricchire tutta la comunità, in particolare chi deve cedere i propri terreni per ospitare le turbine. Ovviamente i nuovi arrivati non ci stanno, cercavano quiete, tranquillità e panorami spettacolari e ora si troverebbero con una skyline deturpata. Non si tratta però solo di risolvere questioni tra nuovi arrivati e abitanti autoctoni perché nella stessa popolazione nativa ristagnano ancora antagonismi, inimicizie, rancori risalenti al periodo comunista. Se qualcuno poi manifesta la cosiddetta sindrome Nimby (non nel mio territorio) non è detto che la racconti giusta, potrebbe essere solo tattica per vincere poi la gara volta alla cessione dei terreni che più si prestano a ospitare le turbine.
Logico che la gente fosse contraria. In fondo l’energia eolica la volevano tutti, come no, ma nessuno davanti alla porta di casa propria.
Gerhard e Jule sono una di quelle coppie venute da fuori. Lui era docente all’Istituto di Scienze Sociali alla Humboldt Universität di Berlino ma ha rinunciato per diventare il responsabile della sottosezione “Protezione Uccelli” di Plausitz, trasferendosi a Unterleuten. È molto preoccupato perché le pale eoliche minaccerebbero i combattenti, uccelli migratori che nidificano proprio da quelle parti. Nel lotto accanto a loro si insedia Schaller, un meccanico che appesta l’aria incendiando pneumatici, un modo per dare fastidio al cosiddetto ‘salvauccelli’.
Un’altra coppia è formata da Frederik che ha lasciato la facoltà di informatica per lavorare a distanza come programmatore di videogiochi e da Linda, appassionata di cavalli, che nella loro proprietà vorrebbe insediare un piccolo allevamento di stalloni. Ci sono poi Gombrowski e Kron e le rispettive famiglie. Entrambi settantenni, si odiano da tempo immemore. Il primo si è trovato a proprio agio nel passaggio al capitalismo e ha fondato una sua società mutuandola da una vecchia cooperativa della DDR per la quale lavorava tutto il villaggio. Kron è un nostalgico del comunismo ed è perennemente arrabbiato e contrario al progresso. La loro inimicizia è acuita anche da un misterioso fatto di cronaca avvenuto anni prima. Infine gli esponenti della Vento Direct, società incaricata di applicare la strategia energetica del Ministero. Una cricca di banditi, come vengono definiti, che gioca su più tavoli contemporaneamente per portare a termine il progetto.
Juli Zeh, tedesca di Bonn, scrive in modo brillante. Questo è il suo quinto romanzo tradotto in italiano. Il meccanismo del corposo libro (oltre seicento pagine) vede l’alternarsi dei punti di vista dei diversi personaggi. È divertente assistere agli scontri generazionali, a quelli ideologici tra città e campagna, tra progresso e decadenza, e ancora oggi tra est e ovest. Il finale è grottesco. E Juli Zeh, prima di chiudere affermando che ha inventato tutto, storia, luoghi e personaggi, inserisce un finto epilogo in cui afferma: Se c’è una cosa che ho imparato a Unterleuten è che ogni essere umano vive in un proprio universo in cui ha sempre ragione lui, dal mattino alla sera. Così è dappertutto. Il titolo originale è proprio Unterleuten (letteralmente: Tra la gente).

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