Ho visto “Jojo Rabbit” di Taika David Waititi

Mi sembra una buona idea far uscire nelle sale Jojo Rabbit a ridosso del Giorno della Memoria. Ogni anno in gennaio esce qualche film sull’Olocausto, ricordo per tutti Train de vie (1999), La chiave di Sara (2012), Il figlio di Saul (2016). Più raro è che si tratti di una satira sul nazismo, come in questo caso. Bisogna risalire al chapliniano Il grande dittatore (1940) e, se proprio lo si vuole considerare un film satirico, a La vita è bella (1997).
Già premiato al Festival di Toronto, JoJo Rabbit è stato il film inaugurale del 37° Torino Film Festival, molto adatto ad una serata con spettatori festaioli.  Personalmente lo considero una satira eccessivamente grottesca sul nazismo, almeno nella prima parte del film che ho trovata quasi fastidiosa. Sarà che io con il nazismo proprio non riesco a sorridere. Comunque il protagonista è il bimbo Jojo Betzler, già da piccolo imbottito di dottrina nazista e invasato per le adunate HitlerJugend. Di più: ha un rapporto personale con un Adolf Hitler immaginario, che gli si palesa ogni qualvolta ha un problema e che è prodigo di consigli per lui. Decisamente migliore è la seconda parte del film, con la scoperta da parte di Jojo che il mondo non è soltanto nazionalsocialismo. Scopre infatti dolorosamente che la mamma (Scarlett Johansson) è una fervente attivista antinazista e nasconde in una intercapedine del muro di casa una ragazza ebrea di nome Elsa. Al piccolo nazista in erba crolla il mondo addosso. Senza che la madre lo sappia tenta un approccio con Elsa, dapprima molto guardingo poi si rende conto che gli ebrei non sono quei mostri che vengono descritti dalla pubblicistica hitleriana e così instaura con lei un rapporto solidale. Non solo, mentre la madre è fuori riceve la visita della Gestapo per una perquisizione e sta al gioco di Elsa nel fingersi sua sorella Inga, morta da qualche tempo. In quel frangente gioca un ruolo positivo il capitano Klenzendorf istruttore dei piccoli della Gioventù hitleriana. Intanto, il pericolo scampato consolida il rapporto tra Elsa e Jojo, di lì a breve costretto alla più atroce delle scoperte. Arriveranno poi gli americani a liberare la città e Jojo avrà ancora il tempo di congedarsi dal suo Hitler immaginario.
Una favoletta, Jojo Rabbit diverte e commuove il giusto. Il regista neozelandese Waititi interpreta il caricaturale Hitler, mentre una citazione speciale merita il Capitano Klenzendorf di Sam Rockwell. Era il fessacchiotto George W. Bush nel film Vice – L’uomo dell’ombra (2018), prima ancora era stato il violento poliziotto Dixon in Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017) e in questi giorni è sugli schermi anche in Richard Jewell di Clint Eastwood.
Jojo Rabbit conta sei candidature agli Oscar 2020: miglior film, migliore attrice non protagonista (Scarlett Johansson), migliore sceneggiatura non originale (Taika Waititi),  migliore scenografia (Ra Vincent e Nora Sopková), miglior montaggio (Tom Eagles),  migliori costumi (Mayes C. Rubeo).

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