Ho letto “Novella degli scacchi” di Stefan Zweig

…un uomo, un uomo di intelletto che per dieci, venti, trenta, quarant’anni, senza impazzire, dedica sempre e di continuo tutta la potenza della propria capacità di riflessione al ridicolo compito di mettere all’angolo un re di legno su una tavola di legno!
Stefan Zweig è uno scrittore che non finirò mai di leggere e nello stesso tempo di rimanerne affascinato. Novella degli scacchi è l’ultimo suo scritto in ordine di tempo (1941), l’anno successivo si suicidò in Brasile insieme alla seconda moglie. La sua vita è racchiusa nel volume Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, pubblicato postumo nel 1942 a Stoccolma. Tuttavia anche in questo racconto ci sono gli echi della sua fuga dal nazismo e dalla Gestapo. Gli scacchi erano una delle sue passioni. Molta letteratura e molto cinema sono stati incentrati sul gioco degli scacchi ed è probabile che Zweig ne abbia influenzati diversi, tra i quali Paolo Maurensig e il suo La variante di Luneburg (1992). Pure la Novella degli scacchi (come tantissime opere dello scrittore viennese) è stata ridotta per il cinema. Fu nel 1960, quando Gerd Oswald realizzò Schachnovelle, con Mario Adorf, Curd Jurgens e Claire Bloom. In Italia fu distribuito con il titolo significativo di Scacco alla follia che ci introduce più compiutamente nel contesto del racconto.
Mirko Czentovič è stato un ragazzo prodigio degli scacchi, ma prima era un trovatello ottuso, apatico e incapace di ogni cosa, preso per pietà e cresciuto dal parroco del suo villaggio sulle rive del Danubio. Ogni sera il parroco giocava a scacchi con il maresciallo della gendarmeria e il ragazzo osservava con attenzione senza mostrare di capirci qualcosa. Fu così per anni. Fino alla sera in cui il parroco venne chiamato per una incombenza e Mirko gli subentrò nella giocata sbaragliando l’avversario in poche mosse. Dopo di allora seguirono altre partite e infine il parroco gli diede una ripulita e lo portò nel paese vicino. Mirko sconfiggeva tutti gli sfidanti. Illetterato e ignorante ma un giocatore  sopraffino. In sei mesi bruciò le tappe e divenne una star mondiale degli scacchi, con un intuito pazzesco ma incapace di giocare a memoria. A 17 anni era campione d’Ungheria, a 20 campione del mondo: I fuoriclasse più audaci, ognuno dei quali straordinariamente superiore a lui in termini di capacità intellettive, fantasia e ardimento, soccombevano alla sua logica fredda e tenace.
Sempre rozzo nei modi e ignorante, ma molto attento agli aspetti economici della sua attività, Czentovič gira il mondo e ora è in viaggio in nave da New York a Buenos Aires. Un passeggero appassionato di scacchi gli organizza delle partite amichevoli. Fanno 250 dollari a partita. Ad una di queste interviene il dottor B. che riesce a strappargli una patta. Il campione chiede una rivincita per il giorno dopo.
Questo ragazzo, dentro al suo cervello murato, sa soltanto una cosa: che da mesi non perde una sola partita, e dato che per l’appunto non sospetta che a questo mondo ci siano altri valori oltre ai soldi e agli scacchi, ha tutte le ragioni per essere entusiasta di sé.
Intanto, in una lunga digressione con il narratore, il dottor B. racconta la sua storia di avvocato d’affari a Vienna per la casa imperiale d’Austria. Sospettandolo di detenere documenti segreti la Gestapo lo confina in un stanza d’albergo, senza alcun contatto con il mondo esterno. L’uomo resiste alla tortura psicologica e durante una pausa di un interrogatorio riesce a sottrarre un libro da un cappotto di un ufficiale appeso nella stanza.
Gli occhi continuarono a fissare il piccolo rigonfiamento formato dal libro dentro la tasca, guardando ardenti quel punto invisibile come se volessero incendiare la stoffa sino a fare un buco nel cappotto.
Non sa cosa sia e si maledice per il rischio corso quando si rivela un libro sugli scacchi, con le partite giocate dai più grandi campioni della storia. Quest’unica lettura diventa la sua linea di resistenza: impara a memoria tutte le partite e si si prefigura nella mente ogni mossa e combinazione. Una vera follia che lo conduce al delirio, all’ospedale per crisi di nervi e al conseguente rilascio da parte della Gestapo, considerata la sua salute mentale.
E ora la sfida con Mirko Czentovič. Vince la prima partita e accetta la rivincita, ma nella seconda la sua mente va in tilt e commette un errore banale. L’io narrante gli consiglia il ritiro e gli evita di rasentare nuovamente la follia.
Solo io sapevo per quale motivo quell’uomo non avrebbe più toccato una scacchiera, mentre gli altri, un poco confusi, vennero lasciati con la vaga sensazione di essere scampati per un pelo a qualcosa di sgradevole e pericoloso.

Il mondo di ieri
I miracoli della vita 
Sovvertimento dei sensi
Ventiquattro ore nella vita di una donna
Estasi di libertà

Notte fantastica
Due amori

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