Ho letto “Piccola enciclopedia delle ossessioni” di Francesco Recami

Il primo pensiero è andato alla tipologia del ‘cretino’ così tanto bene dipinta da Fruttero&Lucentini in una mirabile trilogia pubblicata tra il 1985 e il 1992. Leggendo Francesco Recami oggi si può vedere che il cretino non è mai morto, anzi, direbbero ancora F&L, il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé.
Così sono pressoché tutti i ‘tipi’ presenti nelle storie narrate da Francesco Recami, esempi delle miserie e delle piccinerie italiche, affetti dalle più strampalate e comunque credibili ossessioni. Sono nove godibilissimi racconti.
Si comincia con il signor De Marinis, da sempre in vacanza a Follonica* con la famiglia, appartamento in affitto così come il posto barca per il suo gommone enorme, forse proiezione del suo ego smisurato. Scopo è far schiattare d’invidia gli altri villeggianti, poi come spesso succede arriva uno che ce l’ha più grosso, il gommone un SACS Stratos contro un semplice LOMAC, e allora il nostro va incontro a delle figuracce.
De Marinis era lì fermo in mezzo al mare. Provò a telefonare alla moglie, ma quell’imbecille ovviamente non era raggiungibile. Provò col figlio, il telefono squillava ma il cretino non rispondeva.
La seconda ossessione è quella provocata dagli amici che ti dicono “fatti vedere” in presenza di un qualsiasi malessere. Ma il soggetto qui evocato è pure ossessionato dalle perdite di tempo provocate dal “prendere il numero” in qualsiasi circostanza, dagli avventori che occupano tutto il bancone di un bar come fosse casa loro, dalle mamme imbecilli che usano il noi a proposito dei loro bambini: “Oggi siamo un po’ nervosi, oggi non abbiamo dormito bene, oggi abbiamo avuto un po’ di colichine, oggi i dentini ci danno un gran fastidio….”.
La terza ossessione è il tempo. Un tale conta minuti e secondi per ogni cosa che fa. È una persona di mezza età che si appresta a raggiungere la famiglia in vacanza in montagna e prima si regala una giornata al mare a Castiglioncello e poi una cena a casa di amici. Cronometra tutto: esce dal bagno alle 7.28, pronto alle 7.39, esce di casa alle 7.49, attesa dell’autobus, il treno parte alle 8.27. Mette ansia solo a leggerlo. Eppure è un’ossessione molto comune.
Enzo Carlo Giurlani, iniziali ECG come elettrocardiogramma, è un uomo di cinquantacinque anni ossessionato proprio dalla paura di morire d’infarto. Vorrebbe fare tutti i controlli possibili e immaginabili, persino la coronarografia, pur in assenza di sintomi o di familiarità. Naturalmente viene respinto con perdite da tutti gli specialisti a cui si rivolge.
Ce n’è anche per le signore. Veronica, sessantenne con alle spalle un lavoro nell’editoria, viene spinta dalla sorella a frequentare un gruppo di lettura. Ci va malvolentieri. Ma in quegli ambienti si fanno incontri interessanti, anche con uomini ancora in palla: ma c’è sempre il senso del ridicolo, una maledizione, a porre un limite a tutto.
Altre ossessioni? Le cene infinite a casa di amici in cui si parla di tutto lo scibile umano, ovvero il nulla, e occorre mantenere un atteggiamento politically correct. Puro cazzeggio sul terrazzino estivo. Poi si finisce a liti e insulti. Ci sono film a bizzeffe sull’argomento, non soltanto La cena dei cretini (1998).
Il lusso (spassoso è il racconto Personal Belongings), che oggi non è più ostentazione ma personalizzazione, esperienza unica. L’ossessione per l’alimentazione dei figli, che porta a complicanze sociali non indifferenti, e, ancora a propositi di minore, l’inadeguatezza di un padre separato e spiantato, Marco Zei, costretto alla vacanza in campeggio per una settimana con il figlio e un budget risibile. Un vero disastro.
Francesco Recami, abbandonata (per un momento?) la casa di ringhiera, mette in mostra un bel campionario di cretini che sarebbe piaciuto molto a Fruttero&Lucentini. Direi che ne aggiorna la serie. Poi noi italiani siamo fatti così, basta guardarsi attorno e mi ci metto anch’io.

*Follonica. Ho passato tante vacanze della mia infanzia a Follonica. Sempre in campeggio (Torre Mozza) come lo Zei del racconto L’evaporazione del padre. Con una barca, ma che non era come Il gommone dominante del De Marinis. Mio padre aveva comprato una barchetta in vetroresina, Promoplast 2,95 m, con motorino fuoribordo Squalitalia 2,5 cavalli. Una piccola cosa, ma tanto divertimento. Ne avrei di storie da raccontare.

 

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