Ho letto “Possiamo salvare il mondo, prima di cena” di Jonathan Safran Foer

Quando serve un cambiamento radicale, molti sostengono che sia impossibile indurlo attraverso azioni individuali, per cui è inutile provarci. È vero invece l’esatto contrario: l’impotenza dell’azione individuale è la ragione per cui tutti devono provarci.
Leggere questo libro mentre sono recluso in casa per la prevenzione della pandemia è un’altra esperienza significativa. Certo, qui non si tratta di virus, anche se in alcuni passaggi si parla di Jonas Salk e del vaccino contro la polio, bensì di salvare il pianeta attuando dei comportamenti consoni all’obiettivo. Attuare, fare, cambiare le nostre abitudini è l’imperativo di Jonathan, non restare a guardare. Parla ovviamente dei cambiamenti climatici e del rischio che tra qualche decennio si arrivi all’estinzione di massa. Esagerato? Non pare, visto che porta a supporto della sua previsione tanti autorevoli rapporti scientifici. Sappiamo che dobbiamo fare qualcosa – dice – ma l’espressione dobbiamo fare qualcosa di solito è una dichiarazione di incapacità o quantomeno di incertezza.
Il libro è una via di mezzo tra un memoir e un manuale di divulgazione. Safran Foer ce l’ha sempre con la carne e i prodotti animali. È un vegetariano, in verità all’acqua di rose perché ammette di sentire sempre forte il richiamo di una bella bistecca e di cadere qualche volta in tentazione. Il problema è rappresentato dai gas serra di cui per la maggior parte sono responsabili gli allevamenti industriali di bovini. Qui c’è il gioco delle cifre, a seconda degli studi. Ma prendiamo per buona la percentuale peggiore, quella del 51% dei gas serra, sui quali influiscono anche i trasporti (solo) per il 20%. Certo anche qui occorre agire, come contro la deforestazione che serve per estendere gli allevamenti (gli alberi trattengono percentuali importanti di carbonio). Sto semplificando, ma chi volesse leggere il libro più dal punto di vista scientifico avrebbe di che approfondire. La salvezza del pianeta secondo lo scrittore passa attraverso un rigoroso cambiamento delle nostre abitudini alimentari. Non si tratta di diventare tutti vegetariani ma di ridurre notevolmente il nostro consumo di prodotti di origine animale. E avanza una proposta: come dice il titolo del volume, non mangiare mai carne e prodotti di origine animale prima di cena. Sarebbe un bel passo avanti per il pianeta, insieme a non viaggiare in aereo, vivere senza auto e non fare figli!
Per raccontare tutto questo Safran Foer passa attraverso pezzi di storia della sua famiglia, quella che l’ha reso famoso con Ogni cosa è illuminata. Resta però un libro un po’ discontinuo, con un miscuglio di cose che non aiutano la lettura. È divertente un capitolo dedicato al dialogo con la propria anima (quello in cui confessa la propria debolezza verso bistecche e hamburger), più pacato un altro scritto sotto forma di lettera ai propri figli. Al problema degli allevamenti intensivi Jonathan Safran Foer aveva dedicato il saggio Se niente importa (2009), frutto di tre anni di ricerche sull’argomento, in cui aveva spiegato anche perché era diventato vegetariano.
Se continuiamo a sentire lo sforzo di salvare il nostro pianeta come una partita fuori casa di metà campionato, non avremo speranza.
Come afferma lo scrittore americano non è facile raccontare la storia di un’emergenza ambientale che per il momento non affascina, non spaventa e non coinvolge. Ma non dobbiamo restare indifferenti e iniziare dai nostri (piccoli) comportamenti: Niente prodotti di origine animale prima di cena, si comincia da lì. Ma la notte no, come cantava Arbore.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri, Società e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*