Ho visto “War Horse”

Maltrattato dalla critica che lo ha trovato troppo semplice e neppure premiato dal pubblico, “War Horse” mi ha invece emozionato e inaspettatamente commosso. Si sa, in genere gli animali sul grande schermo toccano i tasti più reconditi della nostra sensibilità. Così è accaduto per questo film, spielberghiano ai massimi livelli, ingenuo e favolistico (in fondo è tratto da un romanzo per ragazzi), ma spettacolare e avvincente. Grande cinema insomma!
E’ la storia di Joey, puledro di razza cresciuto nel Devon e passato indenne attraverso la macelleria della prima guerra mondiale, infine tornato alle natie praterie. Strappato al ragazzo che lo ha allevato e “arruolato” nell’esercito inglese, il cavallo viene spedito oltre Manica sui campi di battaglia. Passa di mano diverse volte, ma trova sempre soldati umani a prendersene cura, a dispetto di ufficiali insensibili. Emblematica è la scena in cui Joey, fuggito al controllo dei tedeschi, si ritrova a correre in mezzo alle opposte trincee fino a rimanere aggrovigliato nel fino spinato. Un soldato inglese e uno tedesco dalle rispettive linee accorrono nella terra di nessuno in suo soccorso e lo liberano con le tronchesine per poi giocarselo a testa o croce. E’ una delle più belle scene antimilitariste del cinema recente.
Nel frattempo anche Albert, l’antico padrone, ha raggiunto l’età per l’arruolamento e viene spedito al fronte. L’incontro con il ‘suo’ cavallo avviene in modo struggente. Seguono ancora un paio di colpi di scena prima del ritorno in Inghilterra.
La sterminata cinematografia incentrata sugli equini narra sempre di quadrupedi destinati alle corse, Joey invece, nonostante la sua bellezza, spicca per essere un semplice cavallo da lavoro e un fedele compagno dell’uomo.
Le inevitabili scene di guerra sono da kolossal del cinema, tanto è vero che i titoli di coda scorrono per oltre dieci dei centocinquanta minuti della durata del film.
Film da non perdere.

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