“I baffi” e “L’amore sospetto” di Carrère, un romanzo e la sua trasposizione in film

Voltare pagina, ripartire da zero, vecchio e vano ritornello di tutti gli esacerbati del pianeta, pensò, salvo che nel suo caso era un po’ diverso.
Non capisco le dinamiche per cui questo libro del 1986, già pubblicato nel 1987 e nel 2000 da due diversi editori, è stato ripubblicato ora. O meglio, capisco che Emmanuel Carrère è ormai un scrittore-cult per cui si recupera tutto. In ogni caso senza questa nuova edizione mi sarei perso un romanzo davvero intrigante. Credo che per il parigino Carrère sia stato un divertissement letterario con una vicenda che, iniziata con uno scherzo, prosegue sul versante surreale. Lo stesso autore ne ha realizzato un film nel 2005, titolo originale come il libro, La Moustache, in Italia uscito come L’amore sospetto. Aveva come interpreti Vincent Lindon, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Hippolyte Girardot. La critica, sia cinematografica che letteraria, ha avvicinato l’opera a quella di Franz Kafka. Più modestamente, io mi permetto di lasciar riposare lo scrittore boemo, avvicinando I baffi più ai Racconti di Pietroburgo di Gogol’ e all’inquietante antologia buzzatiana La boutique del mistero. Del film, dirò dopo.
Un tizio decide di tagliarsi i baffi, interpellando prima la moglie che risponde ok distrattamente. Poi con lei va a cena da amici senza far notare di esserseli tagliati, ma aspettandosi che qualcuno se ne accorga. Invece non è così, anzi tutti sono concordi nel dire che i baffi non li ha mai avuti e che la sua faccia è sempre stata glabra. Sa che la moglie è portata allo scherzo, in passato ne ha fatti anche di pesanti, per cui potrebbe essersi messa d’accordo con amici e colleghi per affermare tutti quanti di non aver mai visto i suoi baffi. Ma lo scherzo va avanti troppo e l’uomo comincia a dubitare della sanità mentale della moglie. E viceversa, la consorte della sua. Litigano, si apre un conflitto insanabile. Quella che doveva essere una sorpresa diviene così un incubo. La moglie cerca di indirizzarlo verso uno psicoterapeuta, meglio uno psichiatra. Lui propende per una macchinazione della moglie, in combutta con un amante tra i suoi amici, per farlo uscire di senno. Certo è che l’uomo, che è architetto, inizia a vedere il mondo “fuori squadra”. Realtà, sogno, immaginazione? La moglie nega le amicizie e i viaggi fatti insieme, addirittura nega l’esistenza in vita di suo padre.
Assurdo, certo, inverosimile, altrettanto assurdo e inverosimile di quei film gialli dove i cospiratori inscenano le loro apparizioni pseudo soprannaturali e intanto non smettono di rassicurare la loro sventurata vittima...
Preso dal panico, l’uomo recupera passaporto e carta di credito e, senza bagagli, fila a Roissy a prendere il primo volo in partenza, verso una destinazione qualsiasi, dove nessuno si preoccupi se abbia avuto i baffi o no. Hong Kong! Paranoico, completamente pazzo, o vittima consapevole di un complotto, neppure nella città orientale trova pace. Infatti, passa i giorni a fare la spola in traghetto tra Kowloon e Hong Kong, avanti e indietro tutto il giorno. Una vera bizzarria. Si lascia ricrescere i baffi e fa qualche tentativo, abortito, di telefonare a casa.
Dormiva, fumava, mangiava, beveva vinho verde, passeggiava sulla penisola e, senza volerlo, seguiva quello che doveva essere un circuito turistico.
Ma, si sa, le carte di credito lasciano tracce e così un giorno vede piombare la moglie nell’alberghetto dove si è fermato. Il finale del libro è ancora più inquietante.
Ho avuto la fortuna di avere a portata di mano il film L’amore sospetto – La Moustache, di cui dicevo sopra, e l’ho guardato subito. Per gran parte del film la vicenda segue fedelmente il romanzo (non dimentichiamo che Carrère ne è regista e sceneggiatore), mentre nel finale, dall’arrivo della moglie a Hong Kong, differisce notevolmente pur mantenendo l’impronta visionaria e surreale. Vincent Lindon è perfetto nei panni dello sfortunato eroe, porta i baffi come una corazza ma senza mostra tutta la vulnerabilità del personaggio. Sta perfino meglio! Più indecifrabile ed enigmatica è Emmanuelle Devos (Violette di Martin Provost – 2013; Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi – 2017) ed è proprio ciò che richiede il personaggio della moglie: una manipolatrice abile o la dolente testimone di una follia?
Non si rasò nella vasca, ma davanti al lavandino, avendo cura di non toccare i baffi nascenti che, poco ma sicuro, avrebbe lasciato ricrescere. Aveva appurato che senza non si piaceva.

Altro di Emmanuel Carrère
La vita come un romanzo russo (2007)
Limonov (2011)
La settimana bianca (1995)
L’avversario (2000)

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