“Una giornata nera”, il commiato letterario di Aldo Costa

Ormai si è spezzato il sordido legame che unisce prevaricatore e vittime.
Come sarebbe bello se Aldo Costa fosse ancora tra noi a godersi questo suo successo editoriale (spero fortemente che sia tale, il libro è uscito ai primi di maggio, pubblicato da Marsilio), purtroppo la sorte ha deciso per lui in altro modo. In ogni caso con Una giornata nera ha fatto un grande regalo a tutti noi che lo abbiamo conosciuto.
Aldo Costa vi racconta una di quelle brutte vicende che potrebbero capitare a chiunque di noi, quando è sufficiente abbandonare per un istante la razionalità, rispondere a una provocazione – pensiamo a quanto può accadere in un parcheggio o per una precedenza non data, le cronache sono piene di questi fatti -, trascendere e rovinare la vita a sé e ad altri, per sempre. È quanto accade ad una giovane coppia della media borghesia, istruiti, benestanti. Stanno insieme da sei anni. I loro problemi sono l’atto notarile per la nuova casa, l’elettricista, l’idraulico, il muratore… Poi c’è la bella auto e i weekend da organizzare. Nel presentarceli, a mio parere, Costa esagera un po’ nell’approfondire le prestazioni sessuali di coppia, ma forse questo serve per capire su quali basi poggia la loro unione: Sono una coppia, hanno una storia. Sono in due, ma insieme sono unoSono sempre alla ricerca dei “loro posti”, quelli che la gran massa dei turisti solitamente disdegna: piccoli caffè, trattorie senza insegna ma che nascondono quei tesori della tavola che farebbero felici esploratori goumand come Luca Iaccarino. Il nuovo fine settimana è iniziato con una notte di intensa armonia sessuale e un risentimento finale da parte della donna. La mattina seguente tra le curve di una strada costiera (non abbiamo le coordinate, ma è certamente in Liguria) si profila la brutta costruzione di un’anonima trattoria, una sorta di palafitta quasi a precipizio sul mare. Potrebbe essere una buona sosta oppure un luogo inquietante.
Sotto la veranda non c’è nessuno. Sui tavolini sono stese delle cerate trattenute da fermagli ossidati. Una è a quadretti bianchi e rossi.
L’oste è un tipo sgradevole, molto invadente, forse non vede tanti clienti fermarsi al suo locale, quindi vuole approfittare di questi due viaggiatori. Intanto abbiamo appreso che nella coppia l’armonia non va al di là dell’intesa sessuale: tra i due ci sono tensioni represse che hanno tanta voglia di uscire in superficie. Anche la semplice sosta per un caffè può contribuire a scatenarle.
La vicenda che vi si svolge è degna dei migliori giallisti, romanzi o film che siano. Aldo Costa la maneggia con grande maestria: è come se legasse il lettore alla sedia obbligandolo a tenere gli occhi aperti, adesso guarda cosa succede. Tu immagini che possano accadere delle cose ma non vuoi che accadano, speri che la storia si indirizzi diversamente. No, non può andare così. Infatti, non va a finire così, va peggio. Questo è per dire quanto è grande la tensione che si sviluppa e che Costa dosa sapientemente.
In definitiva, fermarsi a prendere un caffè non è stato un buon affare, non per la coppia e neppure per l’oste. Si fa presto a litigare e a trascendere. Ma la bravura di Aldo Costa non si ferma alla suspense: con una grande giravolta narrativa nel finale riesce a rovesciare la vicenda dalla tragedia alla farsa.
…si sono incontrati due uomini, ciascuno dei quali con il proprio territorio da difendere, testosterone da scaricare e orgoglio da nutrire.
Di Aldo Costa una decina di anni fa avevo letto un intrigante romanzo di montagna, L’inviato di Dio. La montagna è sempre stata l’habitat in cui si esprimeva come scrittore. Ora cercherò di recuperare gli altri suoi libri.

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