“Il signor Cardinaud” di Simenon, pacifico e ostinato eroe

Dietro si stipava la folla di quelli che venivano a Les Sables-d’Olonne solo d’estate, quelli per i quali la messa è un diversivo: donne con abiti fantasia, le unghie laccate  e i piedi nudi infilati nei sandali, o giovani in maniche di camicia...
Con questo romanzo Simenon ci porta in Vandea, terra di maree, di spiagge atlantiche e di storiche tradizioni cattoliche. Le Sables-d’Olonne è a 120 chilometri a nord di Fouras, un’ora di macchina, bisogna giusto girare attorno a La Rochelle, dove arriva il protagonista per le sue ricerche. Dico questo perché a Fouras inizia la storia di Marie la strabica (1951), sempre di Georges Simenon, che ho letto da poco. Anche la geografia in letteratura vuole la sua parte, anzi, il turismo, visto che sono luoghi piacevoli da visitare. I due romanzi sono separati da dieci anni, questo è stato scritto nel 1941. Non vi è però nessuna traccia del fatto che da un anno la Francia era sotto il gioco nazista.
L’atmosfera è quella di paese, un po’ untuosa, dove nessuno si fa gli affari suoi e tutti si fanno quelli di tutti, sempre pronti a ‘leggere’ la vita altrui. Come in ogni paesino e paesone – anche nelle nostre regioni fino a prima delle grandi immigrazioni – ognuno è etichettato con un nomignolo. Qui troviamo Mimile, Dédé, Gugusse mentre Hubert Cardinaud a Les Sables è indicato come Le fils Cardinaud (è anche il titolo originale), figlio di Cardinaud il cestaio, a sua volta figlio di un altro intrecciatore di vimini. La mamma invece è originaria della Bretagna e ha trovato lavoro, guarda caso, in una industria per la conservazione delle sardine. Gente umile, come i vari fratelli di Hubert, tutti artigiani o piccoli commercianti. Solo lui però veniva chiamato ‘il figlio di Cardinaud’.
Lui aveva sgobbato… aveva studiato… era diventato… Si era fatto una posizione, impiegato in un’agenzia di assicurazioni il cui proprietario prometteva sempre di associarlo nella direzione. Intanto ha sposato Marthe, la donna che amava fin da ragazzino, fatto due figli e costruito casa indebitandosi anche per gli anni futuri. Hubert Cardinaud è in sostanza un uomo tranquillo che non è mai uscito da Les Sables, tranne che per il servizio militare, uno tutto lavoro-famiglia-chiesa.
Una domenica mattina, tornando da messa con il figlioletto di tre anni e un pacchetto di pasticcini al dito, Hubert non trova la moglie in casa, l’arrosto è bruciato, la bambina di otto mesi è stata affidata ai vicini. Marthe se n’è andata, come di lì a poco conferma una lettera anonima che oltre a dargli del cornuto spiega pure con chi se la spassa, con un avanzo di galera. La donna si è pure portata via i soldi per la rata del mutuo che sta per scadere. Hubert impiega un po’ ad assorbire lo choc, finito di piangere si organizza. Ingaggia una ragazza per badare ai bambini, chiede un prestito al principale e prende due settimane di ferie. Permeato di cristiana sopportazione, disposto al perdono, è incapace di vendetta, il suo obiettivo è cercare la moglie e riportarla a casa.
Era giovedì. E lui era convinto che entro lunedì tutto si sarebbe concluso, tutto sarebbe rientrato nei ranghi.
Ovviamente la notizia si è diffusa, l’intero paese lo addita e lo guarda con commiserazione. I sorrisini alle sue spalle sono la cosa che lo addolora maggiormente. Comincia a cercare notizie presso i vicini, i genitori, i suoceri, un fratello, negozi, bar. Un’indagine degna del miglior detective e in effetti nella trama c’è anche un po’ di giallo. Sono due i motivi di interesse di questo libro, a parer mio. La straordinaria descrizione del clima pettegolo di paese e la figura di Hubert, capace di vincere la vergogna e di lottare strenuamente per ricomporre la famiglia, riguadagnando nel contempo il rispetto dei compaesani che lo hanno deriso.
Come per molti romanzi di Simenon anche Il signor Cardinaud è diventato un film. Lo ha realizzato Gilles Grangier nel 1956, titolo Sangue alla testa (che era anche il titolo della prima edizione italiana del libro, Mondadori 1957), con Jean Gabin nel ruolo del protagonista.

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