“Il signore di San Francisco” e le due anime di Ivan Bunin

Quindici racconti scritti prima del 1915, per la maggior parte a Capri dove  l’autore ha soggiornato per alcuni inverni. Quello che dà il titolo alla raccolta si svolge durante il cosiddetto grand tour in nave di una famigliola americana. Il padre è un uomo ricco che dopo aver badato solo a fare soldi, per la prima volta si affaccia alla vita nonostante i suoi 58 anni. Il transatlantico si chiama Atlantide, arriva dagli Stati Uniti per far scoprire il Mediterraneo ai suoi viaggiatori, con tappa a Napoli per consentire visite anche a Capri e Sorrento.
In dicembre e gennaio sperava di godersi il sole del Sud dell’Italia, le antiche rovine, la tarantella, le serenate dei cantori raminghi, nonché ciò per cui alla sua età si ha una sottile passione: l’amore, sia pure non del tutto disinteressate, delle giovani napoletane... Stereotipi di turismo all’italiana che allignavano fin dall’Ottocento tra i viaggiatori americani e del nord Europa. Le soste nei grandi alberghi, le serate in smoking e le cene con lo champagne, fanno da contrasto con la povertà nelle strade e il puzzo di pesce marcio. Mi sovviene sempre il film di Billy Wilder Avanti! (1972), vergognosamente uscito in Italia con il titolo Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? in cui una coppia clandestina, lui americano lei inglese, si dà appuntamento lo stesso giorno di ogni anno in un hotel di Ischia, con tutto il contorno del folklore campano. Vivere emozioni, è quello che si aspetta il signore di San Francisco, nonostante abbia la palla al piede di una moglie invadente e di una figlia insignificante da affibbiare al miglior partito possibile. Scene di vita sulla nave (Il ventre della nave somigliava alle viscere tetre e torride dell’inferno, al suo nono e ultimo cerchio) che rammentano Novecento di Baricco e se vogliamo La leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore. Spicca infatti nelle serate di gala ...una elegantissima coppia di innamorati che tutte le sere dava bella mostra di sé, pagata dalla Lloyd per recitare la commedia dell’amore. Finirà male per il signore di San Francisco: un colpo apoplettico in un albergo di Capri mentre si prepara per la cena elegante ne arresterà la vitalità. Per moglie e figlia l’umiliazione del frettoloso rimpatrio della salma in una bara di fortuna nelle viscere del piroscafo che li aveva portati in Italia.
Primo letterato russo a vedersi assegnato il Premio Nobel per la letteratura (1933), Ivan Bunin racconta storie di viaggi, soprattutto in Oriente, che hanno per protagonisti europei. Nel racconto Fratelli c’è un mister resident inglese sfinito dal clima di Colombo (Ceylon) che cerca una nave per andare via dall’isola. C’è la vita di un giovane conduttore di risciò sfiancato dagli spostamenti richiesti da un inglese. Il ragazzo finisce suicida con il morso di un cobra per la perdita dell’amata, rapita e condotta in un bordello per occidentali.
La signora Marot è una donna francese ben sposata con marito vecchio e ricco nella infuocata città di Costantina (Algeria) che si infatua di un ragazzo, che ha portato diversi  attacchi alla sua virtù, ma poi viene spinta al suicidio (racconto Il figlio).
L’altra anima di Bunin non può che essere quella dei racconti della sua terra, con le maschere tragiche di truffatori, ubriaconi, scansafatiche pieni di voglie cupe e criminose, abulici, sempre inquieti fra disgrazie, tristezze e miserie: da tempo immemore la Rus’ genera personaggi simili in gran numero.
Io non fiato è la storia di Saša, un poco di buono, e di suo padre Roman durante la festa di san Quirico, con giostre, imbonitori e padiglioni, e la descrizione di un’umanità disperata che mi ha ricordato quella di un’analoga festa di paese in Abruzzo, descritta da D’Annunzio in Il trionfo della morte.
Perché la fortuna bussa soltanto alla porta degli stolti, mentre a chi ha un po’ di cervello e di voglia la sorte spacca le ossa.
Ma ci sono anche storie più delicate come quella della giovane studentessa uccisa con un colpo di pistola da un ufficiale cosacco innamorato e respinto. La ragazza aveva la frenesia di vivere e cercava di scoprire …come dev’essere la bellezza d’una donna? deve avere il respiro lieve. E lei disgraziatamente lo aveva. Ancora più intensa è la vicenda di un uomo che va a trattare l’acquisto di una intera biblioteca che era appartenuta ad una sua amata andata poi in sposa ad un altro. Dopo aver esaminato tutti i libri ne uscirà solo con La grammatica dell’amore libriccino da nulla ma che conteneva le annotazioni a matita fatte dalla donna.
O ancora storie di riscatto dalla miseria (il talento in Russia ha modi strani e inattesi di manifestarsi). La bella vita è un racconto narrato in prima persona da una donna che ha imparato in fretta a guadagnarsi da vivere stando a servizio e all’occorrenza usando gli uomini, salvo poi cadere in disgrazia per mano del figlio scialacquatore.
Concludendo, Il signore di San Francisco è una raccolta eterogenea di racconti che esprimono un Ivan Bunin dalle due anime: il viaggiatore europeo appassionato e attento osservatore, nonché il cantore di una Russia autentica e ancora radicata nell’Ottocento.

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