“Il cerchio del lupo” di Michael Connelly, un caso irrisolto per il detective Bosch

Sono arrivato a Michael Connelly, di cui non avevo ancora letto nulla, attraverso la bellissima raccolta di racconti Ombre ispirati ai dipinti di Edward Hopper e recentemente pubblicata da Einaudi. Uno di questi è scritto appunto da Connelly, Nighthawks, stesso titolo del famoso quadro che lo ha ispirato. In quelle poche pagine ho così potuto fare la conoscenza con Harry (Hieronymus) Bosch, detective della squadra omicidi alla polizia di Los Angeles. È protagonista di oltre venti romanzi. Ad un certo punto della serie si è ritirato e per un paio di libri ha fatto l’investigatore privato (in quel periodo è collocato proprio il racconto di Ombre), salvo poi rientrare in polizia constatato che il suo lavoro non funzionava. Ora è in una immaginaria squadra ‘casi irrisolti’ insieme a una nuova partner il detective Kizmin ‘Kiz’ Rider. Sono passati quasi quindici anni ma un caso mai risolto del 1993 gli frulla sempre per la testa. Si tratta della scomparsa di una ragazza ventenne, Marie Gesto, svanita nel nulla dopo l’acquisto di una manciata di carote da portare in un maneggio per un cavallo pronto da cavalcare. All’epoca Bosch aveva messo sotto torchio un figlio di papà, ma il ragazzo, che aveva avvocati importanti pagati dal padre, era riuscito a dimostrare la sua estraneità. Ogni due o tre anni il detective ha provato a riaprire il fascicolo, anche all’insaputa dei superiori, e ha battuto più volte ogni pista senza mai approdare a nulla. Ora lo ha nuovamente sulla scrivania, quando inaspettatamente viene chiamato dal collega Freddy Olivas che gli chiede proprio il fascicolo Gesto, su mandato del direttore della Sezione Processi Speciali, Richard O’Shea. Questi è in campagna elettorale per il posto di procuratore distrettuale e la soluzione di un caso mai risolto e che aveva sollevato molto clamore gli farebbe mediaticamente parecchio comodo. Suo malgrado Bosch cede il fascicolo, ma in cambio chiede di potere partecipare alla soluzione del caso. Infatti accade che un serial killer, Raynard Waits, già detenuto e condannato alla pena di morte per un duplice omicidio, sta contrattando la sua confessione di altri omicidi di ragazze. In cambio chiede che la pena di morte gli sia commutata in ergastolo. Tra questi omicidi ci sarebbe anche quello di Marie Gesco. Per il detective, che negli anni ha intrattenuto un rapporto quasi filiale con i genitori della ragazza, si tratterebbe di ritrovarne finalmente il corpo e di poterlo consegnare per una pietosa sepoltura.
Tuttavia Harry Bosch non è per nulla convinto: abbozza con i superiori ma continua a seguire piste diverse. Per fortuna all’epoca si era fatto una copia di tutti gli atti e così può continuare a rileggerli, a ripercorre tutti i passi fatti per trovare dove aveva sbagliato. Un rovello lo perseguita, quello di aver trascurato un indizio che avrebbe potuto fermare l’assassino anni prima.
Avvocati senza scrupoli, colleghi sospettati di corruzione, giornalisti troppo invadenti, una vecchia fiamma ora all’FBI, fanno da cornice alla vicenda, che si risolve infine in un testa a testa tra Bosch e il serial killer. Waits, come uno che aspetta. Ma che cosa?
Il cerchio del lupo (Echo Park – 2006) ha una trama mozzafiato, credo che mi inscriverò alla nutrita cerchia di appassionati dei romanzi di Michael Connelly e in particolare della serie di Harry Bosch. Letteratura di pura evasione, ogni tanto ci vuole. Va da sé che negli Stati Uniti ne abbiano ricavato una lunga serie televisiva, poi distribuita anche in Italia e tuttora in onda (la sesta stagione) su Premium Crime e su Amazon Video. Non me ne sono mai accorto perché non sono un cultore dei serial tv. Preferisco leggere, ma gli darò uno sguardo.

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