“La volpe era già il cacciatore” di Herta Müller, un canto nella Romania del dittatore

Il mercato nero è nero, dice la custode, non è mica obbligatorio comprare. Tutto quello che è nero, non è sicuro. Il custode dice che uno ha una cosa e a un altro quella cosa serve, il mondo gira con noi. Ognuno fa quel che può.
In questa frase è racchiusa l’atmosfera della Romania ante caduta del dittatore. Il romanzo si svolge proprio nel 1989, tra l’estate e l’autunno. Herta Müller, premio Nobel per la Letteratura nel 2009 quando era una poco conosciuta letterata rumena dell’enclave linguistica tedesca (il Banato), lo ha pubblicato per la prima volta in Germania nel 1992 quando gli eventi descritti erano ancora freschi. La volpe del titolo è una pelliccia che fa da tappeto nella casa della maestra Adina. Un giorno scompare la coda, un altro una zampa, poi un’altra ancora, segno evidente che qualcuno penetra in casa in sua assenza. Sono segnali lasciati dai servizi che l’hanno presa di mira, la famigerata Securitate di Ceausescu, l’inflessibile polizia segreta che pedina, perquisisce, dispone, convoca, interroga. Quando viene a trovarci qualcuno mia madre mette sempre il telefono nel frigorifero, dice un bambino. La storia di Adina si intreccia con quella dell’amica Clara che lavora in fabbrica e del suo amante Pavel, del musicista Paul, del fidanzato Ilije che è andato a fare il soldato. Tutti sanno che Pavel, il compagno avvocato, è un informatore della Securitate e bisogna fare attenzione a quel che si dice, a quel che si fa.
I contadini rumeni mangiano e bevono troppo perché hanno troppo poco, ha detto Liviu, e parlano troppo poco perché sanno troppo. E non si fidano dei forestieri anche se mangiano e bevono le stesse cose...
Tuttavia è inutile cercare di seguire una trama – quella c’è ma è molto esile – perché la prosa di Herta Müller è composta da una successione di quadri, straordinari momenti di vita vissuta, tra povertà, privazione delle più comuni libertà e terrore: I manganelli di gomma scelgono a caso schiene, teste, gambe. Mitragliette e pistole sono appese a cinghie di cuoio. I poliziotti sono sazi delle botte che hanno dato, i cani sono sazi di abbaiare.
Poi c’è la natura che domina su tutto, quasi a fare da controcanto a tanta disperazione e allora l’erba, gli abeti, i pioppi e le loro ombre che si proiettano a terra come coltelli, il fiume: Nessuno cammina lungo il fiume, anche se è un giorno d’estate. Potrebbe essere un’estate in cui camminare senza scopo lungo il fiume. Pare di leggere della poesia o, come ho scritto commentando Il paese delle prugne verdi, il testo di una canzone d’autore.
D’estate gli scolari aiutano i contadini nei lavori agricoli, ad esempio a raccogliere i pomodori, le autorità insegnano che lavorare nei campi è sano e utile, è bello per la patria. L’agronomo li controlla: quindici cassette al giorno è la norma, dice. Durante tutta la giornata non si beve acqua, alle dodici c’è mezz’ora di pausa, allora si mangia si beve e si va al gabinetto. Sembra di leggere le cronache del lavoro degli ‘schiavi’ dei caporali del nostro Meridione. Intanto le mosche sono ubriache di pomodori fermentati, luccicano e pungono.
Ma voglio citare ancora un quadro, proprio all’inizio del libro, che vede Adina bambina andare dal parrucchiere per tagliarsi i capelli. L’innocente chiede quando muore un uomo e lui dice quando a un uomo sono stati tagliati tanti capelli da riempire un sacco, un sacco ben pressato. Quando il sacco è pesante quanto l’uomo, allora l’uomo muore. Io metto i capelli di tutti in un sacco fin quando è completamente pieno. Non peso i capelli con la bilancia, ma con gli occhi. So quanti capelli ho tagliato nel corso degli anni a ciascuno. E allora mi torna in mente Ceausescu, quanti capelli aveva, attaccatura bassa!
Il ricciolo sulla fronte luccica. Guarda ogni giorno il paese. Ogni giorno sul giornale la cornice che racchiude l’immagine del dittatore è grande come mezzo tavolo.
Poi un giorno tutto finisce, ma i carrarmati sono ancora ovunque e la coda per il pane davanti ai negozi è sempre lunga. Chi era la volpe e chi il cacciatore?

Bassure
Il paese delle prugne verdi

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