“Le ospiti segrete” di John Banville, principesse tra finzione e realtà storica

Si era creato un grande scompiglio, non solo perché le ragazze erano chi erano...
Diavolo d’un Banville, che cosa si è inventato! Prende a prestito una pagina di storia e la stravolge (ma neanche tanto) con la sua penna formidabile. Nel 1939, allo scoppio della guerra, papà Giorgio VI (aveva una lieve balbuzie, che peggiorava quando era agitato...), in previsione dei bombardamenti tedeschi su Londra, rimane saldamente in città ma allontana le figlie Elizabeth e Margaret evacuandole al sicuro per qualche mese nel castello di Balmoral, in Scozia. Questa la realtà storica.
Banville sposta la vicenda in avanti di qualche mese e si immagina che anziché in Scozia le due ragazzine – Elizabeth ha tredici anni, Margaret ne ha dieci – vengano mandate in Irlanda, allora neutrale rispetto al conflitto mondiale, ma pur sempre Paese che viveva degli echi della ribellione verso l’Inghilterra. La meta è la tenuta del duca di Edenmore, lontano parente della famiglia reale. Naturalmente il governo irlandese, non troppo entusiasta, ne è informato ma l’operazione deve rimanere top secret, quindi le ragazze per l’occasione vengono chiamate Ellen e Mary di fronte alla servitù del castello. Ad accompagnarle è una giovane e inesperta agente della famosa Domestic Intelligence MI5, Celia Nashe (la classica bellezza all’inglese), mentre l’ambasciata britannica mette a disposizione un funzionario, Richard Lascelles, che si dimostra presuntuoso e incapace. Per parte irlandese, Celia Nashe viene affiancata dal detective Strafford della Garda, il corpo di polizia della Repubblica d’Irlanda (assomigliava a un giovane Stan Laurel, pallido ed esile com’era, con il petto incavato, la testa allungata e un atteggiamento garbato e distratto).
Era strano pensare a una guerra in corso mentre a Edenmore regnava la quiete più assoluta, tanto è vero che la neutrale Irlanda non definiva guerra il conflitto ma semplicemente l’Emergenza. Ad ogni modo, Celia Nashe e Strafford devono vegliare sulle ragazzine senza perderle di vista un secondo. Compito non semplice, vista la loro vivacità, in verità più Mary di Ellen, che sembra già essere entrata nel suo ruolo futuro di regina. A disposizione ci sono le scuderie del duca e Ellen, cavallerizza provetta, ne approfitta per cavalcare. Margaret invece, nonostante abbia solo dieci anni, è più attratta dai tipi umani… Povera Mary, povera piccola, anche se c’erano tutti i presupposti che fosse sulla buona strada per diventare una sfacciatella fatta e finita. Ad esempio, si introduce nella camera di Celia, le sottrae la pistola dal cassetto del comò e la nasconde. Ma, come scriveva Anton Cechov, se all’inizio di un romanzo compare una pistola questa prima o poi deve sparare, altrimenti è inutile… Ovviamente l’identità delle ragazze è come il segreto di Pulcinella e presto tutti nella vecchia dimora sanno che sono due elementi della famiglia reale. Dal castello alle bettole del vicino paese il passo è breve. Lì trascorrono le giornate alcuni simpatizzanti dell’IRA che presto fanno arrivare da Belfast due attivisti. L’occasione è troppo ghiotta per creare dei problemi alla Corona, magari rapire le ragazzine, tenerle come ostaggio in cambio di importanti contropartite.
Mentre le annoiate ragazzine continuano nella scoperta della vasta tenuta, i combattenti dell’IRA preparano il loro piano. Occorre dire che Strafford è svagato, propenso a frequentare la ricca biblioteca di Edenmore, e gira sempre disarmato (nel breve tempo che aveva passato nella Garda, aveva imparato che una tragedia sembra tutto tranne che tragica), Celia è più impegnata a tubare con il diplomatico che a seguire le principessine e  il drappello di soldati messo a guardia della tenuta è quanto meno poco attento. Però lo comanda il maggiore De Valera, figlio del capo del governo, nonché eroe del Fianna Fáil, Éamon de Valera. Dovrebbe essere una garanzia.
Finisce con qualche scaramuccia, ci scappano morti e feriti, ma Elizabeth e Margaret sono sane e salve ed è meglio che facciano ritorno in Inghilterra. Così dice la storia e così scrive Banville nella sua finzione letteraria. In sostanza Le ospiti segrete è una piacevole commedia brillante con qualche striatura di giallo, in un contesto storico un po’ rivisitato. Aiuta a gettare uno sguardo indiscreto all’interno della famiglia reale a cui si guarda con simpatia. Dello scrittore irlandese piace la capacità di tratteggiare i caratteri (delizioso il vecchio duca) e di far risaltare gli ambienti della sua terra sempre inquieta e mai definitivamente pacificata. Tuttavia questo piacevole romanzo resta ben lontano dalle cose migliori che ha scritto. La traduzione, ça va sans dire, è di Irene Abigail Piccinini.

Gli altri romanzi di Banville (mio scrittore preferito):
Isabel
La chitarra blu
La musica segreta
La bionda dagli occhi neri (come Benjamin Black)
Una educazione amorosa
Il buon informatore
Teoria degli infiniti
La lettera di Newton
La notte di Keplero
L’intoccabile
Isola con fantasmi
Eclisse
L’invenzione del passato
Il mare

La serie dell’anatomopatologo Quirke:
False piste
Un giorno d’estate

Congetture su April
Un favore personale
Dove è sempre notte

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