“Omicidio sul ghiacciaio” della mummia Ötzi di Lenz Koppelstätter

Dove il mondo è tre volte bello, l’orrore è tre volte orrendo, gli abitanti delle valli dell’Alto Adige lo sapevano, e anche Grauner lo sapeva.
Der Tote am Gletscher (2015) – Omicidio sul ghiacciaio (2018) è il primo libro della serie che ha per protagonista il commissario Grauner, a cui ha fatto seguito Die Stille der Lärchen. Ein Fall für Commissario Grauner (2016) – Il silenzio dei larici (2019), entrambi pubblicati da Corbaccio. Lenz Koppelstätter è un trentanovenne bolzanino che scrive in tedesco e pubblica in Germania (attualmente sono sei i gialli pubblicati), per questo le sue traduzioni arrivano in Italia con un certo ritardo. Per ora siamo fermi a due.
Il ghiacciaio di cui si parla è quello del Similaun, in Val Senales, reso famoso per il ritrovamento nel 1991 della mummia Ötzi, risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), oggi conservata con il suo corredo nel Museo Antropologico di Bolzano. Venticinque anni dopo sullo stesso ghiacciaio e quasi nell’identico luogo viene ritrovato un cadavere, similmente ucciso con una freccia conficcata nel collo. Il commissario Grauner, diventato poliziotto un po’ controvoglia perché avrebbe preferito fare l’allevatore di mucche, si trova tra le mani un caso spinoso, da risolvere in fretta perché si è in piena stagione turistica sotto Natale, con gli ospiti della Val Senales immersi in un idillio fatto di masi in legno scuro, piste bianche scintillanti, avventure sentimentali al distillato di prugne, porzioni di canederli con burro fuso, facce arse dal sole coperte da occhiali da sci...
Grauner è aiutato dall’ispettore Saltapepe, un napoletano che rimpiange il mare e detesta la montagna, i suoi abitanti, i cibi tirolesi, la neve, il freddo, la lingua. Nell’indole sembra un po’ mutuato dal personaggio di Rocco Schiavone di Manzini. Non capiva perché da Bolzano a Merano per esempio si andava aui (su), nella Val Senales invece eini (dentro) e in Svizzera ummi (di là). A Innsbruck außi (fuori), ma a Termeno oi (giù).
L’indagine tocca un po’ tutti gli abitanti del paese di Maso Corto, ultimo centro in fondo alla Val Senales, battipista, addetti alle funivie, albergatori e ristoratori, alcuni turisti, qualche notabile come il sindaco e giù fino a Bolzano perché la freccia con cui è stato ucciso l’uomo arriva niente meno che dalla teca di Ötzi, custodita nel museo del capoluogo. Tutti ben conoscevano il morto, un certo Sattler, uno che aveva una bellissima moglie che lasciava spesso da sola per cercare fortuna in giro per il mondo, tanto che questa un giorno lo ha lasciato per andare a vivere a Bolzano. Sattler allora ha scelto di abbandonare la civiltà e rintanarsi nel bosco per una esistenza da eremita. A ritrovarlo è stato il battipista Toni che deve aver disturbato l’assassino mentre trascinava il cadavere sulla neve in piena tormenta e a sua volta è stato aggredito e tramortito. Ma chi poteva avere interesse ad ammazzare un povero solitario quasi senza contatti con il mondo da cui si era isolato?
Quando uno era morto, se ne stava lì disteso, innocente, candido come un neonato. E solo in seguito alle indagini, al districarsi dell’intreccio di relazioni, all’emergere dei lati oscuri di tutti i personaggi che via via comparivano nei casi, l’innocenza spariva, soppiantata dal terrore.
Grauner e Saltapepe devono perforare lo spesso strato di omertà che vige in quella comunità. Dapprima le indagini si focalizzano su un costruttore di impianti di risalita in forti difficoltà economiche, poi dagli esami autoptici eseguiti da una truccatissima dottoressa legale emerge un tatuaggio maldestro a imitazione della mummia, l’uso improprio della freccia che lo ha trafitto e che questa, dopo l’esame con il radiocarbonio C-14 effettuato a Zurigo, viene fatta risalire al periodo di Ötzi. Ora le indagini si possono spostare dalle fumose osterie della Val Senales dove si parla tedesco e bestemmia in italiano alle linde sale del museo di Bolzano e al mondo dell’archeologia. Pare che in giro ci siano più frecce dell’epoca della mummia di quante se ne contino nelle teche. D’altra parte la ricettazione è considerata tuttora una trasgressione perdonabile, mentre invece si tratta della terza maggiore economia sommersa del mondo. Dopo il traffico illegale d’armi e il traffico di droga. Ma neppure in questo ambito si trova la soluzione.
Alla fine sembra di esserci stati, lì in mezzo alla neve sotto le vette, tra i dirndl e i lederhosen, a mangiare speck e canederli e a bere Schiava, Lagrein, Pinot Nero. Nostalgia dell’Alto Adige. Alla prossima, Lenz Koppelstätter!

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri, Montagna e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*