Evviva la fisa ! (3)

Il M° Bocca
Intanto tra i ragazzi del cortile stava diventando di moda imparare uno strumento. Quasi tutti optavano per la chitarra – di lì a poco sarebbe dilagato il ‘beat’ – ma c’era chi considerava ancora la fisarmonica uno strumento più completo. Trovò terreno fertile un maestro di musica di altro tipo, faceva solfeggiare poco e maneggiare lo strumento subito. Anche lui dava lezione a domicilio e con tutti i ragazzi del quartiere riusciva ad aggiustarsi dei bei pomeriggi pieni di lezioni: chitarra, tromba, fisa, pianoforte. Era costui un vecchio piemontese, direi più langarolo che monferrino, dotato di una notevole pancia. Ben presto abbandonai la più pacata e preparata professoressa e aderii alla moda del momento: prendere lezione in casa dal M° Bocca. Un’ora alla settimana, i miei non potevano permettersi di più, doveva essere il martedì. Uscivo da scuola, mangiavo di corsa un boccone e alle 2 il maestro era già lì.
Sedia, fisarmonica, leggìo con sopra appoggiato il metodo – METODO GRADUALE teorico pratico elementare per lo studio della FISARMONICA a PIANO del maestro Piero Bocca, era proprio lui! – aperto alla pagina degli esercizi previsti per quella settimana.
Intanto il Bocca – camicia, cravatta e gilet di lana abbottonato, cartella di pelle con lo zip sotto il braccio – si accomodava sulla poltrona, proprio nel senso di mettersi comodo. Slacciava la cravatta e qualche bottone del gilet, mia mamma intanto gli aveva offerto il caffè e qualche volta anche il cichet di grappa perché doveva avere la digestione un po’ pesante, e seguiva i miei esercizi. Mentre suonavo mi accorgevo che lui sonnecchiava, ma quando terminavo l’esercizio il maestro, dal mondo in cui si trovava, percepiva il silenzio, emergeva, apriva gli occhi e diceva: “Bravo Riccardo, da capo!”. Ogni tanto nel suo dormiveglia soffocava un rutto, spesso odorava di bagna cauda, ma non posso dire che fosse un cattivo soggetto. Intanto con il mio progredire nello studio, il metodo si riempiva di annotazioni a matita da parte del maestro: date, ammonimenti, incitamenti a fare meglio. Ben presto all’album degli esercizi si affiancò quello dei brani da suonare. Ogni volta il Bocca riempiva due paginette del quaderno di musica con una canzonetta – in genere brani classici per fisa – che mi lasciava da preparare per la volta successiva. “Il Carnevale di Venezia”, “Cielito lindo” “Sulle onde”, “Tesoro mio”, “La cumparsita”…. Obiettivo: arrivare a suonare la mazurca variata di Migliavacca, l’agognata meta di tutti i fisarmonicisti in erba. Ma era il ‘suo’ obiettivo, e forse quello di mio padre, non il mio. Gli album dei miei amici con la chitarra invece si riempivano di cose moderne, canzonette di Sanremo comprese. Allora facevo chiedere da mia madre al maestro di poterle suonare anch’io. Arrivammo così a un compromesso, per metà canzoni moderne, per l’altra metà gli obbligatori standard della fisarmonica. Album che si sono persi chissà dove nel corso degli anni……

(3 – continua)

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