Ho letto “Il sorriso di Angelica” di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri è l’unico scrittore italiano che seguo con simpatia e assiduità fin da “La forma dell’acqua” del 1994. Dopo aver vinto la naturale ritrosia per quel linguaggio strano fatto di sicilianità, ne sono diventato un ammiratore sfegatato, almeno per quanto riguarda le storie di Salvo Montalbano.
Con gli anni il commissario è divenuto più permeabile alle emozioni: turbamenti amorosi, moti di gelosia, scatti d’ira, introspezioni sulla vita e la vecchiaia incipiente.
“E bravo Montalbano! Ricercatori indefesso della verità in pubblico, sullenni farfanti nella vita privata”.
Con “Il sorriso di Angelica” si cimenta addirittura con i ricordi scolastici e le poesie mandate a memoria, versi che recita a se stesso, in particolare dall’Orlando furioso i brani che riguardano Angelica. L’occasione è data da una nuova fiamma, la giovane bancaria Angelica Cosulich, siculo-trentina, bella e torbida quel tanto da suscitare una breve e intensa passione. La vicenda “gialla” del romanzo è tuttavia alquanto improbabile e ruota attorno a una lunga serie di furti in case di personalità di Vigata in qualche modo legate tra loro.
Troppo onirico (la bella Angelica gli compare sempre in sogno) e troppo poetico (dalla poesia “Adolescente” di Cardarelli recita “qualcuno che non lo saprà, un pescatore di spugne, avrà questa perla rara”) per i miei gusti. La narrazione vive i suoi momenti migliori nelle consuete azzuffatine con Livia, nella perspicacia investigativa di Fazio, nelle schermaglie con il dottor Pasquano e con il questore, mentre occupa uno spazio superiore ad altri romanzi il caricaturale Catarella. E tantissime mangiate alla trattoria da Enzo.
Non vale la pena raccontare di più per non togliere il piacere alla lettura. Camilleri come suo solito ne approfitta per fare qualche tiratina politica, ad esempio sulle intercettazioni: “Il governo stava tintanno di fari ‘na liggi che le proibiva tutte, ma ancora non ce l’aviva fatta, per fortuna”. e poi ancora: “Dottore non abbiamo personali. Con tutti questi tagli che ha fatto il governo…..” – “E hanno macari il coraggio di chiamarla liggi supra alla sicurezza dei cittadini”.
E non manca neppure una riflessione in chiave ecologica: “Ma oramà i gabbiani non stavano cchiù a mari, ma ‘n paisi……degradati a circarisi il mangiare nei cassonetti della munnizza”.
Simpatico, leggero, divertente, però…… Capisco i contratti da rispettare (due libri all’anno?), comprendo la frenesia di scrivere dell’ottantacinquenne Camilleri, ma il personaggio Montalbano e noi lettori meritiamo qualcosa di più.

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