Ho letto “Jezabel” di Irène Némirovsky

….che Gladys Eysenach era una donna navigata, e che sembra alquanto strano che quel ragazzo, quel Bernard Martin, possa averla terrorizzata al punto da farle commettere un omicidio.
Bellissimo romanzo che ha per protagonista una donna ossessionata dallo sfiorire della bellezza e dalla vecchiaia. Le prime pagine sono dedicate al processo che la vede imputata, rea confessa, per l’omicidio di un giovane avvenuto nella sua ricca casa. Sicuramente un amante, vista la dubbia moralità della donna. Una vicenda molto ghiotta per un pubblico assetato di torbidi ‘affaire’. Gladys Eisenach non ha molto da dire nel corso del dibattimento, più interessante è assistere alla sfilata dei testimoni, chi più chi meno tutti propensi a giustificare l’omicida.
Si presentò alla sbarra una donna molto attraente, avviluppata in pelli di volpe, minuta, con la pelle bianca, il volto appuntito e una corta veletta nera svolazzante sugli occhi.
Viene catalogato come un delitto passionale: concesse le attenuanti, la donna è condannata alla pena poco severa di cinque anni. Di qui inizia la storia vera e propria di Gladys, dalla sfolgorante giovinezza fino al declino fisico. Era una donna ricchissima, senza tanti problemi.
La sua vita era semplice: vestirsi, piacere, incontrare un uomo innamorato, e poi ancora vestirsi, piacere….
In effetti cambia gli uomini come se si cambiasse d’abito, nonostante i matrimoni e una figlia, colleziona amanti a dozzine.
Quel desiderio di essere venerata, di essere amata, quell’aspirazione in fondo banale, comune a tutte le donne, era diventata per lei una passione, come quella del potere e dell’oro nel cuore di un uomo, una sete che aumentava con gli anni e che niente, mai, aveva potuto estinguere.
Essere bella malgrado il passare degli anni, una vera e propria ossessione, tanto da farle corrompere funzionari per taroccare la data di nascita sui documenti. Ma non basta. Quando è appena quarantenne, sua figlia rimane incinta. Una mazzata per Gladys che non accetta le leggi della natura….
“Quando sentirò uscire dalle sue labbra la parola ‘nonna’, diretta a me, a me, credo che mi ucciderò”
Salto dei passaggi fondamentali perché Irène Némirovsky ha in serbo delle sorprese per il lettore. Ma la progressione dei fatti è ovvia: lei è sempre più vecchia e la differenza d’età rispetto agli amanti sempre maggiore. Ore e ore di restauro davanti allo specchio le consentono tuttavia di tenere ancora botta anche di fronte alle più giovani.
Bisognava essere bella e fare in modo che alle cinque del mattino, in mezzo a tante fanciulle nel fiore degli anni, non si vedessero le rughe affiorare sotto il trucco, né si scorgesse sul suo volto quella maschera di morte che caratterizza le vecchie imbellettate.
Némirovsky chiude il romanzo al momento dello sparo, con Gladys ultrasessantenne, quando ormai sappiamo chi e perché ha ucciso. Oggi, in epoca di lifting e botulini, la Eysenach può apparire anacronistica ma resta una figura affascinante, se non altro per la caparbietà con la quale insegue il suo mito di eterna giovinezza. Pubblicato nel 1936, da me letto nel 2012, proclamato dall’Unione Europea “Anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni”. Non c’è che dire…..
“Avete sessant’anni, siete una donna vecchia…Amori, amanti, felicità, non è roba per voi!….Accontentatevi, vecchi, di tutto quello che non possiamo prendervi….se avete il diritto di amare e di essere amate, perché voi e le vostre simili avete tanta paura che si sappia la vostra età?”

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