Ho letto “La sognatrice bugiarda” di Harry Bernstein

E’ la maledizione dei ricchi. I soldi che hanno non sono mai abbastanza. E la verità è che la ricchezza di solito viene dai poveri. I poveri pagano per far crescere il patrimonio dei ricchi.
Memore della bella lettura del “Muro invisibile”, con la storia della famiglia Bernstein (poi proseguita con altri due volumi, “Il sogno infinito” e “Il giardino dorato”), ho voluto leggere questo romanzo appena pubblicato da Piemme. Romanzo un po’ deludente, ma se si conosce la storia dell’autore e la genesi di questo volume, gli si possono concedere tutte le attenuanti. Harry Bernstein infatti, dopo un’intensa attività pubblicistica, ha iniziato a scrivere la saga della sua famiglia a 94 anni ed è divenuto famoso a 96! Dopo i tre romanzi citati e in seguito alle pressioni dei suoi lettori, alle soglie dei cento anni, ha scritto ancora “La sognatrice bugiarda”. Si capisce perfettamente che riprende pezzi delle storie precedenti ed è stato tirato via un po’ in fretta. In effetti Bernstein non ha fatto in tempo a vederlo pubblicato perché è morto lo scorso anno a 101 anni. Scrive l’autore nella postfazione che l’edizione italiana è la prima in assoluto ad essere pubblicata e ringrazia i suoi ammiratori italiani che lo hanno praticamente costretto a riprendere in mano e a completare la storia di sua sorella Rose, che non aveva avuto molto spazio nei romanzi precedenti.
“La sognatrice bugiarda” riparte dunque dagli ultimi anni di Rose in Inghilterra a Stockport, sobborgo di Manchester, prima del trasferimento della numerosa famiglia Bernstein a Chicago e poi a New York. La ragazzina ha una fervida fantasia che la aiuta a superare le difficoltà di un’infanzia povera. Apprendista sarta, Rose impara i rudimenti del ‘taglio e cucito’ che, insieme alle sue proverbiali bugie, le consentiranno di coltivare il suo piccolo sogno americano.
La fantasiosa corte a Rose da parte del principe di Galles è il filo conduttore del romanzo, un sogno bugiardo e romantico nel quale Rose si rifugia per sfuggire alle imboscate della vita e che non l’abbandona neppure sul letto di morte. Il lettore resta un po’ spiazzato da una narrazione che non demarca mai in maniera netta ciò che è realmente accaduto da ciò che è sogno o bugia, ma poi finisce con lo stare al gioco.
Intanto, a bordo del panfilo reale, il principe di Galles non la perdeva mai di vista. Era sempre in sua compagnia, tanto che presto si sparse la voce che fosse innamorato di una borghese.

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