Ho letto “Sputerò sulle vostre tombe” di Boris Vian

Se non avete mai bevuto del bourbon ghiacciato con la cannuccia, non avete idea dell’effetto che fa. E’ come una lingua di fuoco che ti arriva sul palato. Un fuoco dolce, è terribile.
Il romanzo ha più di sessant’anni ma non perde la sua potenza dissacrante nei confronti del benessere americano. E’ un romanzo a metà. Una prima parte è piuttosto una satira nei confronti della gioventù dorata americana del primo dopoguerra, ormai sulla via dell’emancipazione sessuale, con tanto alcol, sbronze e sesso a volontà. Anche esplicito. Divertente.
Mi facevo tutte le ragazze una dopo l’altra, ma era troppo facile, e un po’ stucchevole. Lo facevano quasi come ci si lava i denti, per igiene.
Poi si inizia a capire dove il protagonista vuole andare a parare – la vendetta, la violenza come sfida ad un mondo di cui non fa parte – e allora al divertimento subentra un comprensibile fastidio. Un romanzo dalla genesi singolare con cui il francese Boris Vian volle cimentarsi nel genere ‘hard boiled’ alla James Cain, allora in voga in America, nascondendosi dietro lo pseudonimo di Vernon Sullivan. Tanto è vero che fu uno scandalo editoriale, con Vian poi costretto a confessare di esserne l’autore. Una offesa alla pubblica morale che oggi farebbe sorridere. Ma era il 1946!
A quattordici anni, facevano già in modo di farsi toccare, e bisogna dire che ci vuole una dose notevole di buona volontà per trovare il pretesto per farsi toccare comprando un libro…..
Lee Anderson ottiene un posto da gestore di una libreria e come venditore ci sa decisamente fare, soprattutto con i clienti più giovani, tanto che comincia a ripassarsi una serie di ragazzine quindicenni.
Mi si appiccicò addosso così stretta che rimasi col fiato sospeso. Sapeva di borotalco come i bambini piccoli.
Frattanto il giovane, grazie all’amico Dexter, si introduce nel mondo “bene” e partecipa ad alcune feste in smoking, i cui ingredienti sono sempre rum, whisky e sesso. In breve riesce a far innamorare due sorelline straricche che entrano in competizione per averlo.
Quella ragazza aveva un corpo che avrebbe svegliato persino un membro del Congresso.
Lee sembra un bianco ma in realtà ha un ottavo di sangue nero e tale si considera. Ha avuto un fratello massacrato dai bianchi e sta mettendo a punto un terrbile piano per vendicarsi. Ovviamente l’obiettivo sono Jean e Lou, le due ragazzine, di cui frequenta ormai disinvoltamente le case.
“Quand’è che mi scoperai?…” disse con una voce talmente bassa che capii quello che aveva detto senza averlo realmente sentito.
Dunque Lee Anderson porta a compimento il suo massacro e smette di narrare in prima persona, tanto che gli ultimi avvenimenti sono raccontati da una voce terza. Il tutto si svolge in un’America ricca e provinciale, con toponimi – Buckton e Prixville – probabilmente inventati.
Quelli del villaggio lo impiccarono comunque perché era un negro. Sotto ai pantaloni il suo basso ventre formava ancora un bozzo derisorio.
Come Vernon Sullivan, il poliedrico Vian (è stato anche cantautore, poeta e jazzista) aveva scritto altri romanzi. Ma l’originalità e la drammaticità di questo è che in qualche modo costò la vita allo scrittore a soli 39 anni. Nel 1959 ne fu realizzato un film da Michel Gast e inizialmente Vian partecipò alla sceneggiatura. Il risultato tuttavia non fu all’altezza delle sue aspettative tanto che decise di togliere polemicamente il suo nome dai titoli. Alla prima proiezione del film, dopo solo cinque minuti, ebbe una crisi cardiaca e morì durante il trasporto all’ospedale. Un film maledetto quindi, cui partecipò come interprete anche Antonella Lualdi (una delle 2 sorelle).
Aveva in testa troppi pregiudizi, di bontà e di fede, ed era la sua onestà a fregarlo. Pensava che a far bene si raccoglie bene, ma questo non succede quasi mai.

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