Ho visto “Cosmopolis”

Un valido test per provare l’interesse per un film è contare quante volte ti viene da guardare l’ora durante la proiezione. Per “Cosmopolis”, ieri, stranamente in contemporanea alla presentazione di Cannes, l’ho fatto in continuazione. Dopo un quarto d’ora ero già annoiato dalla storia claustrofobica e logorroica. Come me il poco pubblico presente, che sottolineava con risolini di frustrazione alcuni passaggi di involontaria comicità.
Lo so, oggi i critici dei quotidiani presenti a Cannes si esercitano a esaltare le premonizioni (per certi versi esatte) contenute nel libro di Don DeLillo e le visioni tipiche della cinematografia di David Cronenberg.
Il maghetto della finanza globale Eric Packer vive blindato in una limousine ‘spaziale’ che si muove lentissimamente nel traffico perennemente bloccato di una New York in mano agli anarchici, ai contestatori, agli homeless. Per Eric la limousine è tutto: ufficio, alcova, studio medico, sala riunioni. Così, mentre dai finestrini dell’auto come in un film si vede scorrere la vita reale all’esterno, dentro si susseguono alcune situazioni paradossali. Si era già visto al cinema parlare di alta finanza durante un amplesso, non si era ancora visto parlare di sesso con una signora mentre un medico ti verifica la prostata. E sapete bene com’è che si controlla….. Per la cronaca quella di Eric è asimmetrica e lui ne è angosciato. Mentre all’interno proseguono gli incontri – sessuali e di lavoro – la superblindata limousine è vandalizzata esternamente dagli inferociti contestatori del capitalismo. (“Non si può umiliare così una limousine”). Ma accade di peggio: una speculazione sbagliata sullo yuan cinese conduce il giovane magnate al crack finanziario. Inoltre è braccato da qualcuno che vuole ucciderlo (“La logica evoluzione degli affari è l’omicidio”).
Il film è infarcito di metafore e di citazioni consunte sulla manipolazione delle informazioni, sul potere del denaro, sul capitalismo.
Il divetto in ascesa Robert Pattinson interpreta bene le angosce di Eric. Juliette Binoche è sempre bella a vedersi. Nel finale esplode l’esuberanza di Paul Giamatti, l’agitatissimo Benno, ex collaboratore del mago della finanza e infine suo giustiziere.
Potenza della promozione: il trailer è un’esca efficace e lo fa apparire quasi come un film d’azione, cosa che sicuramente non è.
Prenderò in mano il romanzo di DeLillo perché sono sicuro di trovare qualcosa di più.

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