Ho letto “Gli scheletri nell’armadio” di Francesco Recami

Non aveva mai visto delle ossa umane in vita sua, se non in fotografia, su qualche libro.
Recami è uno dei pochi scrittori italiani contemporanei che seguo con assiduità (come….Camilleri, Pandiani, Vitali….). Leggo altri solo episodicamente. Le storie di Recami mi intrigano molto, soprattutto da quando ha creato questo personaggio, Amedeo Consonni, tappezziere in pensione e appassionato di cronaca nera, tanto da ritrovarsi coinvolto in indagini che non lo riguardano e a volte non lo interessano neppure. Il teatro è una casa di ringhiera, elegantemente ristrutturata, con corte interna per le auto, dove nessuno dei condomini si fa i fatti propri e quindi tutti diventano protagonisti di tante microstorie che si concatenano tra loro, facendo scattare equivoci e piccoli incidenti quotidiani.
Per la sua fama di esperto di gialli e crimini vari, ormai acclarata dopo le vicende narrate in “La casa di ringhiera” (2011), Amedeo Consonni viene interpellato da un ex-collega di lavoro per risolvere il mistero del ritrovamento di tre scheletri in un’intercapedine di una sua vecchia casa di campagna durante lavori di ristrutturazione. L’amico, il Barzaghi, fa di più: gli consegna gli scheletri direttamente a domicilio. E per il Consonni comincia il calvario, non solo deve avviare nel suo colossale schedario una ricerca sulle persone scomparse negli ultimi vent’anni per poter dare un nome a quelle povere ossa, ma soprattutto deve sottrarre gli ingombranti e silenziosi ospiti alla curiosità dei frequentatori del suo appartamento: la figlia separata Caterina che spesso e volentieri gli lascia da accudire per interi pomeriggi il nipotino Enrico, la vicina di casa Angela Mattioli il cui grado di confidenza con l’ex-tappezziere è alquanto sospetto.
Di cose ne dovevano ancora succedere. Dopo circa un quarto d’ora la porta di Consonni si riaprì e quello se ne uscì di nuovo, sempre in pigiama. E riprese la strada verso l’appartamento dal quale era fuoriuscito in precedenza, quello della signora Angela Mattioli.
La girandola degli equivoci e degli errori è solo all’inizio, poi coinvolgerà tutti gli abitanti del caseggiato brianzolo. Testimone-chiave della vicenda è il piccolo Enrico, più traumatizzato dalla scomparsa del suo orsacchiotto Bubu che dalla presenza inquietante degli scheletri in un armadio del nonno.
Ho letto questo libro durante una breve vacanza al mare con i miei nipotini, Alessandro e Benedetta, i quali mi hanno chiesto conto della mia intrigante lettura con un occhio solo. Con l’altro li controllavo giocare sulla battigia. Così ho ricreato la storia a puntate e gliel’ho raccontata, opportunamente semplificata, al momento del pigiamino e della nanna. Posso dire che il libro di Recami è piaciuto molto ai bambini. Tornati a casa, Alessandro e Benedetta si sono affrettati a raccontare la divertente storia dei tre scheletri ai genitori.
Ma questi nonni sono matti? Fortunatamente Enrico non ci aveva minimamente creduto. Lui sapeva come erano andate le cose, e cioè che erano stati gli scheletri a riportare Bubu dall’aldilà.

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