Ho letto “La prima inchiesta di Maigret” di Georges Simenon

Ho poca dimestichezza con Simenon, avendo letto qualcosa solo in anni giovanili. Nel frattempo è cresciuta di molto la mia conoscenza della Francia (in alcuni casi è nato un vero e proprio amore, come per la Bretagna….) e mi sento pronto a tornarci attraverso i tanti libri di Simenon che pazientemente ho comprato e messo da parte in attesa di lettura. Inizio con questo, che lo scrittore di Liegi ha scritto nel 1949 ma che colloca nel 1913, in testa alla lunga sequenza di inchieste del commissario Maigret. Qui per la verità non ancora commissario, ma semplicemente giovane segretario di un commissariato periferico di Parigi, nel quartiere Saint-Georges. Avere scritto una trentina di storie prima di questa consente a Simenon di dare a Maigret in un paio di occasioni una prospettiva di quello che sarà il suo futuro, inquadrato fin dalle prime pagine…..
Già tre volte dall’inizio della nottata il giovane segretario si era alzato per attizzare il fuoco nella stufa: quella stufa, di cui avrebbe sempre serbato nostalgia, era la stessa, o quasi, che si sarebbe ritrovato un giorno al Quai des Orfèvres e che in seguito, con l’installazione del riscaldamento centrale nei locali della Polizia giudiziaria, il commissario capo Maigret, comandante della Squadra Speciale, avrebbe ottenuto di conservare nel proprio ufficio.
Maigret è giovane, idealista, sposato da poco, è già gran bevitore e buona forchetta, porta la bombetta e indossa il tight, così come raccomandato agli ausiliari di polizia in occasione di cerimonie ufficiali, come la visita di un monarca straniero. Per la morte del padre ha interrotto gli studi di medicina ed è entrato in polizia, arrivando al Saint-Georges dopo le mansioni più umili, la sorveglianza stradale, le stazioni, i grandi magazzini.
Possedeva due soprabiti all’epoca: uno pesante, nero, con il collo di velluto, che portava ormai da tre anni, e uno beige, cortissimo, che si era concesso solo di recente, e che desiderava fin dall’adolescenza.
Un probabile fatto di sangue è avvenuto nella casa di una famiglia molto in vista a Parigi, i Gendreau-Balthazar, stirpe di finanzieri e industriali del caffè, i cui membri sono amici del commissario Le Bret, il capo di Maigret. La testimonianza di un musicista che ha sentito uno sparo e visto un’auto partire velocemente di fronte alla casa in questione è presa molto sul serio dal segretario che inizia a indagare senza ancora avere l’autorizzazione dal capo. Ma la famiglia si arrocca a difesa della propria privacy e lo stesso Le Bret cerca di minimizzare l’accaduto. Caparbiamente però Maigret riesce a ricostruire il fatto, dapprima scoprendo che è stato commesso un omicidio, poi l’identità dell’ucciso (frettolosamente fatto sparire) ed infine il movente e l’assassino.
Gli avevano affidato l’inchiesta solo perché erano convinti, o speravano, che non avrebbe cavato un ragno dal buco.
E’ il momento del disincanto o della prima delusione della sua carriera di poliziotto. Al dunque l’inchiesta gli viene sottratta dalla Sûreté e il demoralizzato Maigret, che aveva più volte pensato di abbandonare la polizia per gli ostacoli che avevano disseminato nella sua indagine, si accorge che non esiste mai una sola verità o meglio, che la verità si può anche ‘addomesticare’. Ma la dedizione e la caparbietà dimostrate nella sua prima inchiesta gli valgono il passaggio al Quai des Orfèvres, la sede centrale della Polizia.
E ora, mio giovane amico, mi dica lei a chi avrebbe giovato uno scandalo…L’opinione pubblica non avrebbe accettato la verità. Nei tempi in cui viviamo, certe classi sociali sono fin troppo prese di mira.”
Le bevande: il calvados. I piatti: ghiozzi fritti e galletto al beaujolais rosé. I luoghi sono un elemento fondamentale nella sterminata produzione di Simenon. Non mi soffermo tuttavia sulla mappa dei bistrot e delle brasserie parigine citate. Il commissario Le Bret è un bretone originario di Plouhinec, nel Morbihan, non lontano da Lorient. La famiglia Balthazar invece proviene dal castello di Anseval, nei pressi di Pouilly-sur-Loire, valle della Loira appunto. Zona di vini da sogno. Lì si produce il bianco che in assoluto prediligo, il Pouilly-fumé. Chissà se Maigret condivide…..

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