Ho visto “Viaggio in paradiso”

Altro che paradiso! ‘El Pueblito’ è una bolgia infernale. Capisco l’intenzione del distributore che gioca sul paradosso del titolo, ma non la condivido. Più diretto è il titolo originale, “Get the Gringo”, con un sottotitolo tuttavia che si orienta nuovamente sul paradosso, “Come ho trascorso le mie vacanze estive”. Ce la mette tutta Mel Gibson per tirarsi su dopo le note vicende coniugali e giudiziarie, anche provando a ispirarsi alle pellicole più trucide della sua filmografia. Di questo film è produttore, co-regista (ma la firma viene attribuita per intero a tal Adrian Grunberg) e interprete. Le primavere però si fanno sentire e il volto è sgualcito.
El Pueblito è una prigione sui generis di Tijuana, in Messico. E’ una specie di villaggio neanche troppo blindato dove vivono in semilibertà i reclusi, un po’ bordello, un po’ centro commerciale dove si trova di tutto, dalle armi alla droga, persino un fegato giovane da trapiantare a un boss malato, Javi. Un ragazzino di dieci anni è infatti tenuto in prigione perché compatibile con il delinquente che ha già usufruito del fegato del padre.
Ti compri tutto a El Pueblito, tranne una via d’uscita. Però non è così, da El Pueblito si esce e si entra con facilità, è sufficiente ungere abbondantemente le guardie. Emblematico il dialogo tra il poliziotto messicano e quello americano. Voi siete corrotti, noi siamo corrotti. C’è una differenza soltanto: noi siamo onesti e lo diciamo.
Mel Gibson, il Gringo come genericamente viene chiamato, è capitato lì dentro perché se l’è filata con il bottino di una rapina non sua, poi intercettato sul confine dalle due polizie e quella messicana ha prevalso. E’ tanto denaro! Tantissimi dollari che fanno gola sia dentro che fuori El Pueblito. Il Gringo si prende a cuore le vicende del bambinello e di sua madre, reclutata nel bordello del cirrotico Javi. Naturalmente vuole anche recuperare il bottino che in parte sta girando di mano in mano dopo opportune carneficine, in parte è blindato nell’auto finita dallo sfasciacarrozze. Eccezionale la scena in cui si vedono i rottami colorati di centinaia, forse migliaia, di maggiolini Volkswagen, accatastati in lunghe file di quattro-cinque piani. Va a sistemare alcuni conti fuori porta, negli Stati Uniti, usando astuzie degne del miglior Ulisse (ad esempio, con un magnate si fa passare al telefono per Clint Eastwood….) e rientra nel villaggio-prigione proprio nel momento in cui le autorità hanno dato inizio ad un’operazione per raderlo al suolo e trasferire i detenuti. Fa in tempo anche a bloccare il chirurgo che ha già in mano il fegato del bambino, pronto a dirottarlo nella pancia di Javi. Tutto è bene quel che finisce bene e Mel con la donna e il bambino (e i soldi) può finalmente godersi le vacanze estive. E anche noi….
A un occhio inesperto potrebbe sembrare che il crimine paghi, ma ricordate bene: i tipi come me hanno problemi con il karma, era normale qualche buca lungo il cammino.
La voce fuori campo di Mel che racconta e commenta è banale. Dialoghi insufficienti, ma non si può pretendere molto visto il contesto. Ottimo il cast messicano. Molto pulp, molto sangue, molta e apprezzabile la musica mariachi.

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