Ho letto “Lezioni di tenebra” di Enrico Pandiani

L’ho atteso. Superatteso. L’ho comprato il primo giorno di uscita. L’ho divorato per farmi trovare preparato ad una presentazione dell’autore in libreria (che peraltro ho disatteso). Da una “soffiata” avevo saputo che era parzialmente ambientato a Torino.
Due parole sulla trama. Come al solito l’avvio è folgorante: nelle prime tre pagine una “assassina di merda” mette al tappeto Jean-Pierre Mordenti e gli uccide la fidanzata di turno. Martine era una fotografa apprezzata specializzata in libri e cataloghi d’arte ed è in questo ambiente che si svolgono le indagini. Mordenti è assetato di vendetta ma deve darsi una calmata. Il suo capo, Le Normand, gli affianca nelle indagini un’avvenente tenente, Maelis Deslandes. Dunque, indagini nel mondo dell’arte, più precisamente dei falsari d’arte, solita scia di cadaveri, inseguimenti nelle stazioni della metroolitana e nelle scale dei palazzi, sparatorie, proiettili che riconducono sempre alla stessa arma. Le indagini da Parigi si spostano a Torino, Mordenti e Deslandes vanno in trasferta e dopo essersi detestati per due terzi del romanzo, manco a dirlo finiscono a letto. Nientemeno che in una suite del Principi di Piemonte! Il terzo incomodo è l’ispettore torinese Cat Berro, dalle tipiche espressioni dialettali….. Sul fronte dei cattivi ci sono una sanguinosa Madame Satin e un anziano nobile, il marchese Raschera-Bettelmatt di Roccaverano. Come dire, tre tipici formaggi piemontesi in una volta sola! Pandiani dà l’impressione di divertirsi molto, soprattutto nelle descrizioni delle vie e delle piazze di Torino (che non nomina mai ma che sono sempre riconoscibili). Pirotecnico il finale, con “les italiens” che vincono ancora una volta. Tra “spremute di falangi” e “sbadigli che creano momentanee depressioni” la scrittura di Pandiani sta diventando familiare. E ora, dopo tre libri, mi sento orfano delle inchieste del commissario Mordenti. Chissà che intenzioni ha l’autore….

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